Protesi al seno: come scegliere la più adatta a me?

Protesi al seno: come scegliere la più adatta a me?

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Scritto da: La redazione di Top Doctors
Editato da: TOP DOCTORS® il 13/04/2024

 

È molto importante scegliere la protesi adeguata: ogni caso è differente. I maggiori esperti in chirurgia plastica ci spiegano come scegliere la protesi più adatta al nostro corpo.

 

 

È possibile comparare un’operazione di mastoplastica additiva con il risultato finale di un piatto molto elaborato: con gli stessi ingredienti, ogni chef elaborerà un piatto differente. Cuocere al dente, aggiungere un poco d’olio, qualche foglia di basilico… sono piccoli accorgimenti che fanno la differenza. Alcuni risultati saranno tanto deliziosi da leccarsi i baffi, mentre altri saranno immangiabili.

Allo stesso modo, ogni chirurgo otterrà un risultato differente dopo ogni operazione: infatti, entrano in gioco fattori come il gusto personale, la sensibilità, la capacità chirurgica, la conoscenza delle tecniche da utilizzare a seconda dei casi e, soprattutto, la risposta del corpo del paziente alla protesi ed alla cicatrizzazione.

Davanti allo stesso paziente, ogni chirurgo può scegliere un determinato volume, un tipo di protesi piuttosto che un altro, una differente via d’accesso etc. Queste scelte nel complesso saranno fondamentali per il risultato dell’operazione.

L’obbiettivo di ogni buon chirurgo plastico è quello di ottenere un risultato il più possibile naturale nella forma, grandezza, simmetria e mobilità.

Una delle più grandi preoccupazioni dei pazienti che si rivolgono al chirurgo plastico, è il tipo di protesi da scegliere.

Ecco alcune importanti informazioni che possono aiutarci nella scelta:

Volume

È molto variabile e, di solito, oscilla fra i 125cc e i 450cc. La scelta della grandezza delle protesi è molto difficile: all’inizio non esiste una taglia, ma solo il desiderio di ottenere un risultato in totale armonia con il corpo del paziente. Per decidere la grandezza delle protesi da utilizzare, si collocano protesi di differente volume in un reggiseno senza push-up, fino ad ottenere il risultato visivamente migliore.

Contenuto

Oggigiorno, si utilizzano 2 tipi di protesi: ripiene di gel di silicone coesivo o di una soluzione salina. Normalmente, è il chirurgo a scegliere quale utilizzare. È sempre preferibile utilizzare quelle di silicone perché si consumano più lentamente ed è molto difficile che si rompano: infatti, se buchiamo una protesi con un ago, il liquido contenuto in essa non fuoriesce. Per questo motivo, non è necessario cambiare le protesi prima di 8-10 anni, o meglio, è importante fare una revisione annuale per verificare che siano in buono stato. Per farlo, è possibile ricorrere alla risonanza magnetica.

Inoltre, queste protesi sono più naturali al tatto.

Le protesi di soluzione fisiologica (acqua salata) hanno un vantaggio: l’incisione è piccolissima, dato che vengono inserite sgonfie e si espandono una volta dentro. Inoltre, non importa se si verificano perdite del liquido: la soluzione salina infatti viene riassorbita dal corpo senza conseguenze.

D’altra parte, c’è però la possibilità che il liquido contenuto si perda nella valvola, sono più pesanti ed, a volte, provocano cambiamenti termici (sensazione di freddo o caldo all’improvviso) e sensazioni sonore (sensazione di sciaquio).

Rivestimento

È la membrana che forma il sacco dove è contenuto il gel o la soluzione salina. Può essere fatto di lastre di silicone, poliuretano e di titanio (si sta studiando un possibile utilizzo di questo materiale).

Superficie

È un altro punto molto discusso. La superficie delle protesi può essere liscia o testurizzata. La procedura più comune è quella di collocare le protesi lisce sotto il muscolo. Al contrario, le protesi rugose si collocano sopra di esso, cioè sotto la ghiandola o sotto l’aponeurosi del muscolo pettorale.

Le prime protesi di silicone utilizzate avevano una superficie liscia e si posizionavano direttamente sotto la ghiandola, ma c’era un alta incidenza di contrazione capsulare. Mentre si cercava una soluzione a questo problema, si scoprì che le protesi testurizzate avevano una percentuale di rottura più bassa. Successivamente fu riprogettata la posizione della stesse, perché si scoprì che era più appropriato metterle sotto il muscolo.  In questo modo, gli impianti non verranno mai in contatto con la ghiandola e, quindi, con i condotti del latte, i maggiori responsabili delle contrazioni capsulari. Ovviamente, nonostante gli incidenti siano diminuiti di forma drastica, non sono ancora scomparsi.  

Anche in posizione sotto muscolare e con l’utilizzo di protesi rugose esistono problemi: da un parte, se la protesi scende, è molto difficile riposizionarla di nuovo (essendo protesi rugose, rimangono attaccate). Dall’altra, è molto importante auto massaggiarsi per dare alle protesi un aspetto più naturale.

Se si desidera che le protesi si muovano nella taschina che creata dal chirurgo, è necessario mobilitarle il prima possibile. In questo caso, la rugosità della protesi stimola il corpo a produrre una capsula esterna (normale) e una capsula che ricopre la intera superficie rugosa della protesi; questo significa che l’organismo sta cercando di trasformare la superficie della protesi in liscia. In questi casi, per evitare il doppio lavoro, si preferisce collocare sotto il muscolo direttamente una protesi liscia.

Quando invece la paziente presenta deformità toraciche che potrebbero favorire lo spostamento delle protesi, si collocano preferibilmente protesi testurizzate.

 

Chirurgia Plastica, Estetica e Ricostruttiva