Angioplastica Coronarica: quali sono i vantaggi?
È possibile correggere i restringimenti (stenosi) coronarici con l’angioplastica coronarica, metodica nata negli anni ‘80, che ha avuto un’evoluzione tecnologica e clinica di grandissima portata. Ne parla il Dott. Roberto Violini, esperto in Cardiologia a Roma
Quali sono le cause delle stenosi coronariche?
Le stenosi coronariche possono formarsi per l’evoluzione di fenomeni aterosclerotici, determinando situazioni croniche (asintomatiche o con angina pectoris) o acute, spesso per il sovrapporsi di trombosi coronarica che puo’ portare fino all’occlusione dell’arteria coronarica.
Le stenosi coronariche possono essere sospettate con esami funzionali (prova da sforzo, scintigrafia miocardica, ecocardiogramma da stress) e visualizzate con la TAC coronarica o la coronarografia. Quando si effettua la coronarografia (test invasivo da effettuare in regime di ricovero con cateteri introdotti in un’arteria, in genere al polso), si può poi effettuare contestualmente, se indicata, anche l’angioplastica.
Quando l’intervento di angioplastica trova maggiore indicazione?
Nei casi cronici, l’angioplastica viene effettuata in elezione, in caso di infarto in condizioni di urgenza o di emergenza. L’infarto viene ora classificato in due categorie diverse: l’infarto STEMI, con il sopraslivellamento del tratto ST nell’elettrocardiogramma, dovuto in genere all’occlusione completa della coronaria, che richiede immediatamente la coronarografia e l’angioplastica, e l’infarto NSTEMI, con reperto elettrocardiografico non sempre evidente ma con alterazioni degli enzimi cardiaci, che va trattata non di emergenza, ma comunque precocemente (entro 24-36 ore dall’esordio).
Che tipo di preparazione è necessaria e come si esegue?
L’angioplastica si effettua in anestesia locale, in regime di ricovero, dopo aver verificato le alterazioni coronariche con la coronarografia, con l’utilizzo di cateteri introdotti al polso nell’arteria radiale o all’inguine nell’arteria femorale. È importante assumere l’aspirina nei giorni precedenti, mentre successivamente andrà associato anche un altro farmaco antipiastrinico.
Introdotti i cateteri nella coronaria ammalata, si posiziona un sottilissimo filo metallico che funge da binario su cui scorreranno i cateteri a palloncino per dilatare la stenosi e poi i cateteri a palloncino sui quali sono montati gli stent, tubicini in lega metallica che si dilatano al gonfiaggio del palloncino portante e che vengono impiantati definitivamente nella stenosi per mantenerla dilatata nel tempo. I farmaci antipiastrinici sono indispensabili soprattutto nei primi mesi per evitare la formazione di trombi all’interno della struttura metallica che dopo qualche settimana si riveste di cellule dell’organismo.
Quali sono i vantaggi della procedura?
Ormai con l’angioplastica si ottengono ottimi risultati anche in pazienti compromessi che presentano stenosi complesse e calcifiche, pertanto le indicazioni sono molto ampie e, nel mondo, si effettuano più angioplastiche che interventi cardiochirurgici di bypass aortocoronarico, che resta riservato ormai solo ai pazienti più complessi soprattutto se diabetici.
Dopo l’angioplastica la ripresa è molto rapida ed i risultati a lungo termine ormai sono molto buoni poiché le recidive sono divenute rare, tanto che non è più necessario effettuare test per ricercare l’ischemia ma è sufficiente un periodico controllo cardiologico.