Aritmie: sai di che cosa si tratta?
Le aritmie o i disturbi del ritmo cardiaco rappresentano un insieme di condizioni cliniche che si caratterizzano per la presenza di un battito cardiaco anomalo. Approfondiamo questo argomento con il Dott. Alessandro Blandino, specialista in Cardiologia, Aritmologia, Elettrofisiologia Cardiaca e Nutrizione Umana
Quando si parla di battito cardiaco “normale”?
Un battito cardiaco si definisce “normale” quando la frequenza del battito è compresa nell’intervallo tra i 60 e i 100 battiti per minuto (bpm).
Pertanto, quando il battito è inferiore a 60 bpm si parlerà di bradiaritmia; invece quando il battito supera i 100 bpm, si parlerà di tachiaritmia.
Tra le bradiaritmie si trovano la malattia del nodo seno atriale, i blocchi atrio-ventricolari e i blocchi intra-ventricolari (di cui i più noti sono il blocco di branca destro e il blocco di branca sinistro).
Le tachiaritmie, invece, che si dividono in sopraventricolari, ovvero quelle che originano dagli atri e dalla giunzione atrio-ventricolare, e in ventricolari, quelle che originano dai ventricoli, destro e sinistro.
Nel primo gruppo rientrano le aritmie più comuni in assoluto, ovvero la fibrillazione atriale, le tachicardie parossistiche sopraventricolari e il flutter atriale. Nel secondo gruppo rientrano invece alcune tra le aritmie più pericolose, ovvero le tachicardie ventricolari, la torsione di punta e la fibrillazione ventricolare. Un discorso a parte meritano le extrasistoli, ovvero quelle aritmie caratterizzate dalla presenza di uno o più battiti extra al di fuori della normale ritmicità del battito cardiaco. Anche queste, come le tachiaritmie, possono essere sopraventricolari o ventricolari.
Che cosa provoca le aritmie?
Ci sono molti fattori che possono causare le aritmie. Questi fattori li possiamo grossolanamente dividere in due grandi gruppi.
Nel primo vi sono tutte le anomalie strutturali del tessuto cardiaco, ovvero quelle condizioni in cui il tessuto muscolare cardiaco viene sostituito in maniera più o meno ampia da un altro tipo di tessuto, quale tessuto cicatriziale, tessuto adiposo o amiloide. Rientrano in questo gruppo tutte le cardiopatie strutturali, la presenza di anomalie congenite e alcune sindromi neurologiche.
Nel secondo gruppo, invece, rientrano i fattori favorenti, quali assunzione eccessiva di alcol o caffeina, l’uso eccessivo di farmaci, il fumo, un intenso stress emotivo, le alterazioni della funzione tiroidea e degli elettroliti.
Come si manifestano le aritmie?
Le aritmie si possono manifestare in molteplici forme e con una sintomatologia molto eterogenea.
Si può infatti andare da pazienti con aritmie anche gravi che sono del tutto asintomatici (ovvero che non presentano alcun sintomo) a pazienti con aritmie decisamente non pericolose ma che hanno invece sintomi decisamente invalidanti, quali, ad esempio, la facile affaticabilità, l’astenia, il cardiopalmo, il dolore toracico, la dispnea, le lipotimie e le sincopi (ovvero lo svenimento).
In che cosa consiste la diagnosi di aritmia?
La diagnosi avviene in due fasi:
- Prima fase: registrazione dell’elettrocardiogramma durante il sintomo. Ciò permette di capire con certezza se i sintomi del paziente siano dovuti ad una aritmia oppure no. In questa fase si utilizzano sistemi diagnostici, tra cui ECG, Holter ECG, Registratore di Eventi, Impianto di Loop-Recorder, Test Ergometrico, Studio Elettrofisiologico;
- Seconda fase: una volta identificata un’aritmia bisogna valutare la pericolosità di questa aritmia, ovvero valutarne l’impatto prognostico. La pericolosità di una aritmia non dipende molto dall’aritmia stessa (tranne rare eccezioni, tipo il blocco atrio-ventricolare completo, alcune forme di tachicardia ventricolare, e la fibrillazione ventricolare) ma dalle condizioni del cuore in cui questa aritmia si sviluppa. Ovvero se il cuore sottostante è sano o al contrario presenta delle alterazioni strutturali. Questo tipo di valutazione richiede spesso l’esecuzione di esami di laboratori ed esami di imaging come la RMN cardiaca, l’Ecocardiogramma e la TAC.
Stabilita la diagnosi, lo specialista potrà indicare il trattamento più adeguato a seconda del tipo di aritmia individuato.