Battito accelerato e improvviso: cosa sapere sulla tachicardia parossistica sopraventricolare e come gestirla
L'insorgenza improvvisa di un batticuore intenso, seguita da una cessazione altrettanto repentina, è il caratteristico sintomo della tachicardia parossistica sopraventricolare. In questo articolo, esploreremo cosa sia questa forma di aritmia, quali siano le sue possibili cause, e come sia possibile diagnosticarla e trattarla.
Di cosa si tratta?
La tachicardia parossistica sopraventricolare è un disturbo del ritmo cardiaco caratterizzato da episodi improvvisi di battito cardiaco accelerato, che si manifesta in modo intenso ma temporaneo. Spesso, queste aritmie originano dagli atrii e dalla zona di congiunzione elettrica tra atrii e ventricoli, classificandole come tachicardie parossistiche sopraventricolari.
Pericoli associati
Nella maggior parte dei casi, le tachicardie parossistiche sopraventricolari non sono pericolose, specialmente quando non sono associate a malattie strutturali del cuore. Tuttavia, se si verificano in pazienti con cardiopatia, l'impatto sulla fisiologia cardiaca può essere maggiore, determinando sintomi più significativi.
Le tipologie
La tachicardia parossistica da rientro nodale è la forma più comune di aritmia che causa questo disturbo. Si caratterizza per un cortocircuito elettrico tra le vie di conduzione elettrica a livello della congiunzione elettrica tra atrii e ventricoli. Un altro tipo è la tachicardia parossistica da rientro attraverso via anomala, in cui il cortocircuito avviene tra la giunzione atrioventricolare e una via accessoria di conduzione tra atrii e ventricoli.
Esistono anche le tachicardie atriali, causate da cortocircuiti localizzati negli atrii o da un focus che si attiva rapidamente all'interno delle cavità atriali.
Diagnosi
La diagnosi avviene attraverso l'elettrocardiogramma (ECG) eseguito durante un episodio di tachicardia. L'ECG fornisce informazioni cruciali per identificare il tipo specifico di aritmia. In alcuni casi, può essere necessario eseguire uno studio elettrofisiologico per una diagnosi più approfondita.
Approcci terapeutici
- Interrompere la tachicardia: In fase acuta, il paziente può tentare manovre vagali sotto la guida del cardiologo. Se inefficaci, il pronto soccorso può somministrare farmaci endovenosi come adenosina, calcio antagonisti o beta-bloccanti per interrompere l'aritmia. In casi estremi, può essere necessaria una cardioversione elettrica.
- Prevenire le recidive: Il vero obiettivo è prevenire il ritorno dell'aritmia. Per anni, si sono utilizzati farmaci antiaritmici, ma spesso con scarso successo e possibili effetti collaterali. Negli ultimi decenni, le ablazioni transcatetere sono diventate la prima scelta, con un successo quasi del 100% nelle tachicardie da rientro nodale e attraverso via anomala e 80-90% nelle tachicardie atriali focali.