Biopsia prostatica: come, quando e perché eseguirla?
La biopsia prostatica è un esame utile per identificare il tumore alla prostata, ma in che cosa consiste esattamente? Come ci si può preparare e quali sono i possibili rischi o complicazioni? A queste domande risponde il Dott. Raffaele Gambardella, specialista in Urologia
Cos'è una biopsia prostatica e quando è indicata?
La biopsia prostatica rappresenta il prelievo di alcuni campioni di tessuto prostatico successivamente esaminati da un anatomo-patologo al fine di individuare delle alterazioni a carico del tessuto inviato. La necessità di effettuare una biopsia prostatica si basa sul livello sierico di PSA e/o sull’esplorazione digito-rettale sospetta e/o sulla diagnostica per immagini.
Quali sono i principali obiettivi di una biopsia prostatica?
Il principale obiettivo della biopsia prostatica è quello di fornire, attraverso il prelievo di piccoli frammenti di tessuto, una diagnosi istologica. Occorre ricordare, però, che una biopsia negativa non significa necessariamente assenza di tumore.
Quali sono le procedure e le tecniche utilizzate per eseguire una biopsia prostatica?
La biopsia prostatica ecoguidata rappresenta attualmente la metodica standard e viene eseguita mediante approccio transrettale o transperineale e prevede l’uso di un ago tranciante che consente di ottenere dei frustoli di tessuto di circa 10-20 mm. Sono attualmente raccomandati circa 12 prelievi ottenuti nelle diverse aree della prostata. Una tecnica innovativa è rappresentata dalla cosiddetta “biopsia fusion” che combina, attraverso l’utilizzo di un apposito software, l’ecografia transrettale con le immagini ad alta risoluzione della risonanza magnetica multiparametrica della prostata.
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Come si prepara un paziente per una biopsia prostatica?
La biopsia prostatica è un esame che viene effettuato nella maggior parte dei casi in regime ambulatoriale. Prima di intraprendere la procedura l’operatore sanitario deve chiedere l’autorizzazione al paziente che deve essere esplicitata attraverso un consenso scritto.
Il paziente deve essere informato del rischio di un risultato del test falso negativo e della possibile necessità di ripetere la biopsia.
I farmaci anticoagulanti vanno sospesi prima dell’esame. Si raccomanda sempre una profilassi antibiotica per via orale o endovenosa e un clistere evacuativo prima dell’esame. Per ridurre il dolore di solito viene praticato un blocco periprostatico ecoguidato effettuato utilizzando un anestetico locale iniettato nel tessuto periprostatico. La durata dell’esame è di solito di 10-20 minuti.
Quali sono le possibili complicazioni o rischi associati alla biopsia prostatica?
Le complicanze più frequenti della biopsia prostatica sono rappresentate da quelle emorragiche (emospermia, ematuria, sanguinamento rettale) e da quelle infettive (prostatite, epididimite, orchite). In alcuni casi è possibile una ritenzione urinaria per la quale può essere necessario il posizionamento di un catetere vescicale. Il rischio di infezioni gravi tende a essere basso (<1%) anche se è aumentato negli ultimi anni come conseguenza dell’antibiotico-resistenza. In genere il sanguinamento è modesto e di breve durata. In caso di complicanze severe è opportuno contattare il centro di riferimento.
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