Breve guida al trapianto di fegato
Il trapianto di fegato è un intervento chirurgico vero e proprio mediante il quale il fegato malato viene sostituito con uno sano. Ma come si svolge l’intervento e a che punto è necessario ricorrere a questa procedura? Risponde il Prof. Paolo De Simone, Chirurgo Generale a Pisa
Come funziona un trapianto di fegato? Come si svolge l’intervento?
Il trapianto di fegato viene preceduto da un processo di valutazione approfondito del malato e delle sue condizioni fisiche e psicologiche, che servirà ad accertare la possibilità di proseguire verso l’intervento.
Una volta risultato idoneo, il paziente potrà essere inserito nella lista di attesa per effettuare il trapianto, dato che le donazioni di fegato sono inferiori rispetto alle richieste. La donazione può essere fatta sia da un donatore morto di recente sia da uno vivo. Nel secondo caso il trapianto di fegato sarà solo parziale, ma non per questo meno efficace.
Una volta ottenuto il fegato tanto necessitato, il paziente potrà sottoporsi all’intervento, la cui procedura è molto delicata e quindi eseguita in anestesia generale.
L’intervento cambia a seconda del donatore:
- Se il fegato proviene da un donatore morto allora il chirurgo dovrà in primo luogo incidere l’addome del paziente per poter accedere alla cavità addominale. Una volta raggiunto il fegato malato, questo verrà isolato dai collegamenti con le vie biliari e i vasi sanguigni. Successivamente il chirurgo procederà con la rimozione e sostituzione del fegato malato con quello nuovo, che dovrà essere ricollegato ai dotti biliari e ai vasi sanguigni prima di chiudere l’addome con i punti di sutura.
- Se il fegato proviene da un donatore vivo, allora il chirurgo dovrà prima incidere l’addome del donatore per asportare uno dei due lobi del fegato (se il paziente è adulto verrà asportato il lobo destro perché è quello più grande; se il paziente è un bambino allora verrà esportato il lobo sinistro, che è il più piccolo). Successivamente il chirurgo procederà con il trapianto allo stesso modo che abbiamo visto in caso di donatore morto.
Cosa rischia un donatore di fegato? Quando si fa un trapianto di fegato?
Poiché anche il donatore viene sottoposto a un intervento, i rischi ci sono come in ogni procedura chirurgica. Parlando di stime, le complicanze fatali per il donatore durante un trapianto di fegato si sono verificate nel 0,5-1% dei casi. Altre complicanze correlate al prelievo di una parte del fegato si sono invece verificate nel 20-40% dei casi.
Il trapianto di fegato è strettamente necessario nel momento in cui l’organo non riesce più a svolgere le sue normali funzioni. Si parla in tal caso di insufficienza epatica grave, che di solito è causata dalla cirrosi, ossia quella condizione in cui le cellule del fegato muoiono e vengono poi sostituite da un tessuto fibroso o cicatriziale. Nello specifico, la cirrosi causata da epatite C risulta essere la condizione principale per cui è necessario un trapianto di fegato.
Altre condizioni per cui può essere necessario un trapianto di fegato sono:
- malattie dei dotti biliari;
- malattie ereditarie, come ad esempio il Morbo di Wilson;
- cancro primitivo del fegato o il cancro primario;
- cirrosi causata dall’abuso di alcool.
Quanto tempo ci vuole per espiantare gli organi? Chi non può sottoporsi a un trapianto di fegato?
Per espiantare gli organi di solito è necessaria almeno mezza giornata, mentre nei casi più complicati si possono raggiungere anche tre giorni.
Il trapianto di fegato è controindicato sia per i pazienti sia per i donatori che presentano malattie epatiche gravi che interessano più organi, perché tale condizione porta a ridurre drasticamente la probabilità di sopravvivere all’intervento.
Anche le cardiopatie e pneumopatie severe possono contrastare la risoluzione dell’intervento, così come la presenza di AIDS, neoplasie non epatobiliari e colangiocarcinoma.
Per sapere di più sul Trapianto di fegato, consulta il nostro Dizionario Medico.