Cefalea da iperuso di analgesici: sai di che cosa si tratta?
Con l’acronimo MOH ci si riferisce a Medication Overuse Headache, ovvero la cosiddetta cefalea da iperuso di analgesici. Grazie all’intervento del Dott. Piero De Carolis, esperto in Neurologia, scopriamo di che cosa si tratta e come si cura tale condizione
Quando si parla di iperuso di analgesici?
Per convenzione internazionale si parla di iperuso di analgesici e non di abuso, poiché gli analgesici vengono assunti necessariamente per la cefalea e non per tossicomania. Inoltre, l’assunzione di tali farmaci deve avvenire in maniera quotidiana per più di 15 giorni al mese e per più di tre mesi consecutivi.
Questa condizione viene raggiunta quasi sempre in modo inconsapevole dal paziente, perché non sono presenti sintomi da effetti collaterali e almeno all’inizio rappresenta l’unica modalità (errata) di affrontare una cefalea, che si presenta con elevata frequenza ed intensità.
Qual è la frequenza di questa cefalea nella popolazione?
La cefalea da iperuso di analgesici è presente dallo 0,5% al 2,6% della popolazione generale.
Tale dato è variabile da paese a paese, dipendendo anche dalle modalità oppure facilità di poter disporre degli analgesici, i cosiddetti farmaci da banco, da parte dei pazienti.
Perché si parla di cefalea da abuso di analgesici?
È un fenomeno paradossale che si manifesta quando si assume l’antidolorifico in modo errato, cioè in maniera continuativa. Ciò determina, dopo un iniziale effetto positivo con controllo del dolore, la comparsa di un dolore cronico che non recede più neanche dopo l’assunzione dell’antidolorifico.
È come se il paziente prendendo troppi analgesici diventasse più sensibile al dolore stesso.
È una situazione che si verifica spesso in pazienti che si autogestiscono senza interpellare lo specialista su come gestire correttamente una cefalea a frequenza elevata.
In che modo si fa la diagnosi?
La diagnosi viene effettuata dallo specialista in cefalee ed è esclusivamente clinica.
Se la cefalea di partenza, quella che ha determinato l’iperuso di analgesici, è un’emicrania o una cefalea tensionale non necessita di altri esami.
Come si cura questo tipo di cefalea?
La terapia necessita della brusca interruzione dell’uso di analgesici e per fare questo si deve usare una strategia alternativa, ad esempio un ciclo di cortisone a scalare, e l’inizio di una cura cronica di prevenzione degli attacchi, ovvero i farmaci che si utilizzano per l’emicrania o la cefalea tensionale.
In questa fase molto delicata per il rischio di ricaduta è molto importante anche un supporto psicologico.
Qual è la prognosi della cefalea da iperuso di analgesici?
La maggior parte dei pazienti raggiunge la remissione entro 12 mesi di trattamento, ma possono verificarsi recidive in un 50% dei casi.
La remissione è il passaggio dalla cefalea cronica a quella episodica e la riduzione dell'uso acuto di farmaci.
Quando si verifica la recidiva, vuol dire che vi è la ripresa di un uso eccessivo degli analgesici in costanza di dolore cronico.
La recidiva più comunemente avviene entro il primo anno dalla sospensione acuta del farmaco.
I fattori associati a una prognosi peggiore e ad un aumento del rischio di recidiva includono:
- la cefalea di tipo tensivo (rispetto all'emicrania) come cefalea primaria;
- l’uso di oppioidi;
- la durata dell’iperuso;
- la presenza di depressione;
- l’alcolismo;
- il tabagismo.