Che cos’è e come si presenta la fibrillazione atriale?
La fibrillazione atriale (FA) rappresenta la più diffusa aritmia cardiaca, caratterizzata da un'anomalia nel ritmo cardiaco che si origina negli atrii, portando a una perdita della regolarità. Gli atrii, durante la FA, presentano un'accelerazione elettrica elevata (400/600 battiti al minuto), ma senza conseguenti contrazioni efficaci. Questo fenomeno provoca il ristagno e la coagulazione del sangue, con effetti avversi sui ventricoli che, attivandosi in modo irregolare, compromettono l'efficienza della pompa cardiaca e aumentano il rischio di eventi tromboembolici e ictus cerebrale.
Diagnosi della fibrillazione atriale
La diagnosi della FA si basa principalmente sull'elettrocardiogramma (ECG). Durante la FA, le onde P ritmiche del ritmo sinusale scompaiono, sostituite dalle onde F irregolari e ad alta frequenza (400-600 bpm). La registrazione dell'ECG durante un episodio di FA è fondamentale, ma poiché l'aritmia può essere intermittente, spesso è necessario ricorrere a sistemi di registrazione prolungata, come l'holter da 24 ore o fino a 30 giorni. Dispositivi impiantabili, incluso l'uso di smartwatch, forniscono ulteriori opzioni di monitoraggio e registrazione.
Diffusione e fattori di rischio
In Italia, la FA coinvolge circa l'1-2% della popolazione, con un aumento dell'incidenza legato all'età. I dati indicano che oltre l'8% delle persone oltre i 65 anni ne è affetto. Si prevede che la prevalenza raddoppierà entro il 2060. La FA è associata a diverse condizioni patologiche, tra cui cardiopatie valvolari, ischemiche, metaboliche, malattie polmonari e altre.
Qual è la prognosi della FA?
La FA ha un corso che tende a peggiorare nel tempo. Inizia spesso in forma intermittente, diventando poi persistente o permanente. L'efficacia delle terapie dipende dallo stadio della malattia atriale. Una gestione precoce diventa cruciale per evitare che la FA progredisca a forme più avanzate, come la fibrillazione atriale permanente o cronica.
La FA porta a un aumento significativo del rischio di mortalità, con studi che indicano un incremento tra il 1,5% e il 2%. Dopo dieci anni dall'inizio dello studio, i pazienti con FA presentavano un tasso di mortalità del 60,1%, rispetto al 30% nei controlli. Il rischio di morte improvvisa è anch'esso aumentato, con un rischio di circa il 1,8%.
La paralisi meccanica dell'atrio contribuisce al ristagno del sangue e al rischio di tromboembolie, in particolare ictus cerebrale. Il rischio di ictus varia dall'0,7% al 23%, a seconda dell'età e dei fattori di rischio concomitanti. La FA può anche portare a deterioramento cognitivo e demenza.
Opzioni terapeutiche
Il trattamento della FA si concentra sulla correzione dei fattori predisponenti e sulla gestione dell'aritmia. La prevenzione dell'ictus è cruciale e si basa su valutazioni del rischio individuale. I Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO) sono comunemente utilizzati, ma in alcuni casi, quando il rischio di emorragie è elevato, si può ricorrere a procedure di occlusione auricolare.
Il trattamento dell'aritmia può comprendere il ripristino del ritmo sinusale mediante cardioversione elettrica o farmacologica, il mantenimento del ritmo con farmaci antiaritmici o, in casi selezionati, ablazione transcatetere. Quest'ultima è particolarmente efficace nelle forme parossistiche e può offrire benefici a lungo termine.
Controllo della frequenza cardiaca
Nei casi in cui il mantenimento del ritmo sinusale non sia possibile, il controllo della frequenza cardiaca attraverso farmaci come beta-bloccanti o digitalici può essere una strategia.
Per i pochi casi in cui i farmaci non riescano a rallentare la frequenza cardiaca, il paziente potrà essere sottoposto ad ablazione del nodo atrioventricolare con impianto di pacemaker in modo da confinare la fibrillazione atriale agli atrii e programmare la frequenza cardiaca.