Chirurgia coronarica: cosa è importante sapere?
La chirurgia coronarica si esegue quando si soffre di una grave malattia arteriosclerotica dei vasi arteriosi del cuore, appunto delle coronarie. Ce ne parla il Dott. Gianluca Santise, Cardiochirurgo a Napoli, Bari, Catanzaro e Secondigliano
Quali sono le principali indicazioni per la chirurgia coronarica? Quando si dovrebbe considerare questa opzione rispetto ad altri trattamenti per le malattie coronariche?
L’aterosclerosi tende a ostruire le arterie e a impedire l’afflusso di sangue, si ha quindi l’ischemia o in situazioni peggiori l’infarto. La chirurgia delle coronarie si esegue quando la terapia medica non è più sufficiente, quando l’angioplastica non è fattibile, è precedentemente fallita, oppure l’area interessata è troppo vasta per cui sarebbero necessarie troppe angioplastiche o procedure in zone troppo rischiose. Esistono linee guida internazionali che aiutano a decidere per l’una o l’altra procedura.
In che cosa consiste un intervento di chirurgia coronarica? Può spiegarci quali sono le diverse tecniche possibili?
Il concetto di chirurgia coronarica è semplice: si fornisce sangue fresco a una coronaria otturata. In altre parole è come se in un’autostrada in cui c’è un restringimento di carreggiata e si crea sempre traffico a un certo punto si aprisse un’altra strada che permettesse di saltare il restringimento. Questo si fa in diversi modi, sostanzialmente usando dei condotti arteriosi o venosi che fungono da strade alternative.
I più comuni sono l’arteria mammaria, un’arteria che si trova lungo la parete interna del torace; questa si isola dai collaterali, lasciandone l’origine attaccata (come una pompa per il giardino), e poi si sutura sul vaso che è ostruito, ovviamente dopo l’ostruzione.
Un secondo condotto molto usato è la vena safena, una vena che decorre lungo la gamba e la coscia; questa si isola completamente e si usa come ponte tra l’aorta e il vaso malato. Altri condotti molto usati sono le arterie radiali (del braccio), che si usano come la vena.
La chirurgia coronarica si può effettuare a cuore fermo, usando cioè la circolazione extracorporea e una soluzione che arresta il cuore, oppure a cuore battente, sollevando il cuore e stabilizzando soltanto la parte da suturare. Anche per queste opzioni esistono indicazioni ben codificate.
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Quali sono i rischi di un intervento di chirurgia coronarica? Come si possono gestire?
Ogni intervento al cuore ha dei rischi che possono essere specificamente cardiaci, come l’infarto, l’ischemia o l’aritmia, ma anche altri rischi generali come l’infezione della ferita, il sanguinamento, l’ictus e così via. Ovviamente ogni paziente presenta un rischio di complicanze e morte diversa a seconda delle condizioni. Per fortuna sono stati sviluppati diversi sistemi di calcolo che possono prevedere con buona approssimazione i rischi del paziente.
A quali conseguenze può portare un intervento di chirurgia coronarica? Quali sono le opzioni terapeutiche disponibili per il controllo del dolore?
In genere un intervento di chirurgia coronarica risolve l’ischemia e ha un risultato eccellente: il paziente torna alle normali attività e può vivere una vita praticamente normale. Il dolore postoperatorio, dovuto alla sternotomia, può essere presente, ma in genere è ben gestito dai comuni antidolorifici. In genere si tende a non far soffrire il paziente perché un dolore allo sterno impedisce una buona respirazione.
Quali sono i tempi di recupero utili per riprendersi da un intervento di chirurgia coronarica? Quali consigli può dare al paziente in fase post operatoria?
In genere si viene mobilizzati due giorni dopo l’intervento, si resta ricoverati per 5-10 giorni nel reparto di cardiochirurgia e poi si viene trasferiti in riabilitazione dove si proseguono le cure. La riabilitazione è importante come passaggio prima di tornare a casa: si ritrova la fiducia in se stessi e ci si abitua alla nuova condizione di paziente operato di cuore.
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