Chirurgia del reflusso gastro-esofageo: quando è necessaria
Il reflusso gastro-esofageo, oltre a rappresentare una condizione scomoda, può influenzare negativamente la qualità della vita. Quando le terapie farmacologiche non sono sufficienti a controllare i sintomi e/o in presenza di complicanze (esofagite, ulcere esofagee, esofago di Barrett, laringiti croniche, etc.) la chirurgia diventa un'opzione da considerare. Scopriamo insieme al Dott. Mattia Pizza, esperto in Chirurgia generale in provincia di Monza e Brianza, chi può beneficiare di questo intervento e quando è giustificato
La natura del reflusso gastro-esofageo
Prima di esaminare l'intervento chirurgico, è cruciale capire cosa significhi reflusso gastro-esofageo. Questo si verifica quando gli acidi dello stomaco risalgono nell'esofago, causando sintomi fastidiosi. La causa principale è un malfunzionamento dello sfintere esofageo inferiore, una valvola di contenzione dell'esofago.
Quando è indicata la chirurgia in laparoscopia
L'intervento chirurgico non è la prima opzione, ma può essere considerato dopo aver esaurito le strategie mediche e farmacologiche. Fattori come il ritorno dei sintomi dopo la sospensione della terapia, rigurgito, tosse notturna intensa, presenza di ernia iatale o lesioni mucose sono sempre da considerarsi. Un colloquio tra medico e paziente è cruciale per valutare la fattibilità dell'intervento.
Preparazione e procedure preoperatorie
Prima dell'intervento, sono necessari alcuni esami “obbligatori” come gastroscopia, manometria esofagea, pH-impedenziometria delle 24 ore e, nel caso, altri esami diagnostici ad hoc per specifiche comorbidità dei pazienti.
L'intervento laparoscopico
La chirurgia per il reflusso gastro-esofageo si avvale di un approccio esclusivamente laparoscopico, con piccole incisioni addominali. La cavità addominale viene distesa con anidride carbonica per consentire l'utilizzo di telecamera e strumenti chirurgici. L'obiettivo è creare una barriera tra stomaco ed esofago, evitando il passaggio dell'acidità gastrica. Questa procedura coinvolge la chiusura del difetto diaframmatico se presente (jatoplastica) e l'avvolgimento di parte dello stomaco intorno alla giunzione esofago-gastrica (fundoplicatio).
Il successo dell'intervento
La chirurgia rappresenta un'alternativa significativa per migliorare la qualità della vita. Studi dimostrano un tasso di successo superiore al 90%. Il periodo post-operatorio richiede dieta liquida e frullata per alcune settimane ed un’immediata ripresa dell’attività lavorativa e sociale. La degenza ospedaliera è di 2 giorni. Un esame radiologico post-operatorio verifica l'efficacia della procedura.