Chirurgia vertebrale: quando è necessaria e come avviene?
L’approccio chirurgico alla colonna vertebrale rappresenta, oggigiorno, una opzione terapeutica avanzata per il trattamento di patologie tipiche della colonna vertebrale che non rispondono ai trattamenti conservativi. Approfondiamo l’argomento con il Prof. Francesco Tamburrelli, specialista in Ortopedia e Traumatologia con specifica dedizione al trattamento delle patologie vertebrali.
Quando è necessaria la chirurgia vertebrale?
La chirurgia vertebrale viene considerata ogniqualvolta ci troviamo in presenza di tutte quelle condizioni che limitano significativamente la qualità della vita e non migliorano con le comuni terapie conservative quali fisioterapia, farmaci o infiltrazioni. Le principali indicazioni includono:
- Ernie del disco e in particolare quelle che causano compressione nervosa.
- Stenosi del canale vertebrale, patologia molto frequente, spesso associata a deficit di deambulazione con limitazione dell’autonomia funzionale.
- Fratture vertebrali sia quelle secondarie a trauma maggiore che quelle causate da condizioni dismetaboliche come l'osteoporosi.
- Scoliosi e deformità strutturali della colonna, tanto in età evolutiva (adolescenziale) quanto in età adulta.
- Spondilolistesi in tutte le sue forme.
- Instabilità vertebrale dovuta a degenerazione discale o altre patologie.
Tecniche chirurgiche: approccio mini-invasivo
Fermo restando la necessità di effettuare interventi chirurgici che siano risolutivi e definitivi, a fianco alla chirurgia di tipo “tradizionale”, negli ultimi anni sono state sviluppate tecniche e strumentari che consentono un approccio alla colonna vertebrale di tipo mino invasivo e comunemente definite “mini-invasive”. Quando indicato e possibile, questo approccio consente di:
- Ridurre il trauma ai tessuti circostanti.
- Diminuire il rischio di infezioni post-operatorie.
- Garantire tempi di recupero più rapidi.
Tra le procedure mini-invasive più comuni troviamo:
- Microdiscectomia, per rimuovere frammenti di disco che comprimono i nervi.
- Cifoplastica e vertebroplastica, utilizzate per stabilizzare fratture vertebrali.
- Fusione vertebrale, indicata nei casi di instabilità grave.
Quali sono i rischi e come vengono gestiti?
Come qualunque intervento chirurgico, anche la chirurgia vertebrale presenta alcuni rischi, alcuni specifici della sede anatomica, altri generici, tra cui si annoverano:
- Infezioni della ferita chirurgica e possibili danni neurologici.
- Insuccesso dell’intervento, con persistenza dei sintomi.
Ovviamente, il chirurgo operatore pone in atto tutte le precauzioni al fine di ridurre al minimo le possibili complicanze.
Il percorso di recupero post-operatorio
Il recupero varia in base al tipo di intervento e alla complessità della patologia trattata. Nella maggior parte dei casi, i pazienti vengono mobilizzati il giorno successivo all’intervento, vengono dimessi nell’arco di tempo variabile dei tre/quattro giorni dopo l‘intervento e possono iniziare la fisioterapia già nelle prime settimane successive all’operazione. Gli obiettivi del recupero includono:
- Riduzione del dolore.
- Miglioramento della mobilità.
- Prevenzione di recidive.
Grazie alle tecniche moderne, molti pazienti tornano a svolgere le proprie attività quotidiane in tempi relativamente brevi, con un netto miglioramento della qualità della vita.
Conclusioni
Lo scopo principale della chirurgia vertebrale è quello di migliorare la qualità di vita dell’individuo che, affetto da patologie elettive della colonna non responsive ai trattamenti conservativi e in qualunque fascia di età, soffre di una condizione di disabilità dolorosa più o meno invalidante. Altrettanto importante è anche la possibilità di limitare l’impatto negativo e peggiorativo di condizioni che nel tempo possono condizionare una disabilità maggiore come avviene ad esempio nelle fratture da fragilità non adeguatamente inquadrate e trattate.
Grazie ai progressi tecnologici, oggigiorno i rischi sono sempre più contenuti e i benefici per i pazienti significativi anche in età avanzata. È fondamentale rivolgersi a specialisti esperti come il Prof. Francesco Tamburrelli per una valutazione accurata e un piano terapeutico personalizzato.