Depressione o tristezza?
Nel precedente articolo il Dott. paolo Fuda ci ha spiegato in cosa consiste il disturbo depressivo. Oggi parleremo di come la depressione si differenzi da eventi che possono portare tristezza all’individuo senza però sfociare in patologia, come ad esempio il “cattivo umore” o il lutto
Cosa distingue l’episodio depressivo dal “cattivo umore”?
È importante distinguere l’episodio depressivo dal “cattivo umore” che si può comunemente sperimentare nella vita quotidiana. A tal fine, oltre alla necessità della contemporanea presenza dei sintomi elencati, i criteri per diagnosticare un episodio depressivo prevedono che tali sintomi debbano durare almeno 2 settimane e debbano essere di entità tale da causare un disagio clinicamente significativo o una compromissione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
L’individuo può avere prestazioni lavorative scadenti a causa delle difficoltà di concentrazione o perché si sente troppo stanco e, quindi, inefficiente in ambito lavorativo. Oppure può richiedere e usufruire di troppi giorni di malattia o non presentarsi sul posto di lavoro.
In ambito sociale, la persona può ignorare le amicizie e ritirarsi; d’altra parte, l’irritabilità può allontanare gli amici.
Le famiglie possono accusare disagio perché l’individuo trascura i lavori domestici a causa della mancanza di interesse. Nei casi più gravi, gli individui possono preoccuparsi per i ricorrenti pensieri di morte, oppure sviluppare pensieri e piani suicidari
Da cosa va differenziato un disturbo depressivo?
Nel corso del processo di diagnosi differenziale devono essere escluse spiegazioni alternative. Anzitutto, devono essere escluse le sostanze di abuso, i farmaci e le altre condizioni mediche. È noto, infatti, che l’alcol e altre droghe possono indurre depressione. D’altro canto, condizioni mediche come l’ipotiroidismo possono associarsi a depressione e, perciò, devono essere escluse. Il riconoscimento di tali condizioni ha importanti implicazioni per quanto riguarda il trattamento. Da qui la necessità di effettuare un’attenta anamnesi medica ed un’accurata indagine sulle abitudini di vita.
Che differenza c’è fra lutto e depressione?
Il lutto è un grave fattore di stress psicosociale, notoriamente in grado di provocare depressione in individui predisposti. Per cui, individui con determinate caratteristiche di personalità e/o un’anamnesi personale e familiare positiva per almeno un episodio depressivo maggiore, potrebbero, in occasione di un lutto, sviluppare un episodio depressivo. Tipicamente, in questi casi la depressione inizia subito dopo la perdita.
Sebbene il lutto possa rivelarsi doloroso, la maggior parte degli individui che patiscono un lutto, tuttavia, non sviluppa un episodio depressivo maggiore.
Da qui la necessità, di fronte a manifestazioni depressive comparse entro i primi 2 mesi dopo la morte di una persona cara, di valutare se limitarsi a osservare oppure iniziare un trattamento terapeutico.
Esiste un rischio maggiore per le persone con familiari affetti da depressione?
Il disturbo depressivo non è ereditabile in senso stretto, ma i figli o i nipoti di persone affette da depressione hanno una significativa maggiore probabilità di sviluppare tale disturbo nel corso della loro vita, in quanto ereditano una predisposizione al disturbo, che poi può esprimersi o meno in relazione agli eventi di vita.