Diagnosi e trattamento del Tumore alla mammella
Nel precedente articolo abbiamo esplorato il Tumore alla mammella parlando della sintomatologia, delle cause e della prevenzione. In questo articolo, sempre insieme al Dott. Salvatore Bonanno, tratteremo l’aspetto della diagnosi e delle terapie esistenti
Come avviene la diagnosi?
La mammografia è senza dubbio il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. L’ecografia è un esame molto utile in particolare per esaminare il seno giovane. Si consiglia di farvi ricorso, solo su indicazione clinica da parte di un medico esperto, in caso di comparsa di sintomi o noduli, e sempre, se non controindicato in maniera coadiuvante alla mammografia.
È buona norma fare una visita del seno presso un medico esperto almeno una volta l'anno, indipendentemente dall'età. L'autopalpazione consente alla donna di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno, ma in termini di screening la sua efficacia è molto bassa e non può sostituire la visita clinica da parte di un esperto o la mammografia.
Il sospetto di uno o più noduli mammari impone l’esecuzione di una agobiopsia in modo da poter eseguire un esame citologico e/o istologico alfine di determinare la prognosi e pianificare il trattamento; si determina così l’espressione dei recettori ormonali, la velocità di crescita, l’espressione dell’oncoproteina HER-2, e il grado della malattia, cioè di quanto le cellule del nodulo differiscano da quelle normali.
Come comportarsi nel caso di storia familiare di tumore al seno?
Nel caso in cui ci sia una storia familiare di tumore al seno è necessario rivolgersi a un genetista esperto che confermerà o meno l'utilità di sottoporsi ai fini preventivi ai test genetici per la ricerca di mutazioni nei geni BRCA 1 e 2. Qualora questi risultino positivi, è possibile intensificare le misure di controllo, usando la risonanza magnetica per identificare il tumore in una fase precoce qualora dovesse presentarsi, oppure ricorrere alla mastectomia preventiva, ovvero alla rimozione chirurgica del seno (accompagnata eventualmente anche dalla rimozione delle ovaie).
Quali sono le possibili terapie per trattare il Tumore alla mammella?
Le caratteristiche molecolari e di diffusione della malattia orientano le scelte del percorso terapeutico.
Il momento chirurgico è quasi sempre previsto. L’ intervento chirurgico a cui la maggior parte delle donne con un tumore del seno viene sottoposta è di tipo conservativo, ovvero che mira a “salvare” il seno, rimuovendo solo la parte in cui si trova la lesione ed una porzione di tessuto mammario che circonda la stessa; in questo caso prende il nome di quadrantectomia (o ampia resezione mammaria). Diversamente, l’asportazioni di più ampie zone di tessuto mammario può configurarsi come mastectomia parziale o totale a seconda della quantità di tessuto prelevato nell’intervento. Oggi, inoltre, è possibile in molti casi oggi salvare il capezzolo e gran parte della cute con una tecnica che preserva entrambe (nipple sparing mastectomy). La zona areolare, che rappresenta in questi casi il locuso preferibile di recidiva, viene protetta con una dose di radioterapia mirata erogata contestualmente e direttamente in sala operatoria o nei giorni successivi.
Contemporaneamente al tessuto mammario vengono escissi i linfonodi sentinella rilevati con metodica scintigrafica, di modo che mediante il loro esame istologico se ne possa determinare il loro coinvolgimento, poter decidere ad una linfadenectonia ascellare radicale o svuotamento ascellare.
Come si procede con la chirurgia conservativa?
In caso sia di chirurgia conservativa che radicale si può procedere ad una ricostruzione del seno. Questa può avvenire immediatamente, se non è previsto un trattamento radiante adiuvante, che potrebbe interferire con i processi di cicatrizzazione; più spesso si aspetta la conclusione della terapia radiante per completare il momento ricostruttivo.
La radioterapia adiuvante (effettuata dopo l’intervento chirurgico) viene utilizzata allo scopo di proteggere la restante ghiandola mammaria sia dal rischio di recidiva locale sia dalla comparsa di una nuova neoplasia mammaria. Il trattamento dura pochi minuti e va ripetuto in genere per cinque giorni alla settimana, fino a cinque-sei settimane di seguito. In alcuni casi si può scegliere di somministrare le prime dosi di radioterapia già nel corso dell’intervento chirurgico.
La valutazione istologica e biologica del pezzo operatorio ottenuto è essenziale per definire le terapie mediche precauzionali e ridurre al minimo il rischio che la malattia possa ripresentarsi o colpire altri organi (metastasi a distanza). È sulla scorta di questi elementi che viene consigliato e proposto alle pazienti di sottoporsi a terapie anticancro, come la chemioterapia, le terapie ormonali o i trattamenti con farmaci che vanno a colpire specifici bersagli molecolari. Alcune volte può invece essere necessario ricorrere all'uso della chemioterapia neoadiuvante, ovvero somministrata prima dell'intervento chirurgico per ridurre la dimensione del tumore.
Quali sono i trattamenti per il Tumore al seno che ha prodotto metastasi?
Per quanto riguarda il tumore al seno che ha già prodotto metastasi, anche in questo caso esistono diversi tipi di trattamenti, come per esempio terapie anti-ormonali, chemioterapie o terapie a bersaglio molecolare anti-HER2, che possono essere prescritti dal medico oncologo, sulla base delle caratteristiche della paziente e di quelle istologiche e molecolari del tumore.
Infine, un cenno all’immunoterapia in combinazione con la chemioterapia, utile nel trattamento di alcuni tumori mammari in stadio avanzato definiti tripli negativi (che cioè non presentano i tre bersagli molecolari contro i quali sono disponibili terapie efficaci: ER, PR e HER2) e che esprimono la proteina PDL1.