Disturbo comportamentale del sonno REM – RBD
L’RBD (Rapid eye Movement sleep Behavior Disorder) è un disturbo comportamentale e motorio che si verifica durante la fase di sonno REM. Ce ne parla la Dott.ssa Filomena Irene Ilaria Cosentino, Neurologa a Catania
Che cosa succede durante la fase REM?
Durante la fase REM i centri nervosi localizzati a livello cerebrale (tronco encefalo) inibiscono i centri che inviano il comando alla muscolatura volontaria (nuclei motori del tronco encefalico o α-motoneuroni spinali). La fase REM è dunque caratterizzata da un’attività mentale intensa che si mette in moto quando sogniamo, e da una paralisi muscolare che riguarda tutti i muscoli eccetto quelli della muscolatura oculare: da qui la denominazione “Rapid Eye Movements”, che sta appunto per “movimenti oculari rapidi”, e la ragione per la quale di solito “sogniamo senza muoverci”.
Come si manifesta l’RBD?
La mancanza di inibizione del tono muscolare fa sì che durante la fase REM i pazienti “vivano i sogni”, spesso a contenuto violento e angosciante. Molto spesso, infatti, nel sogno devono difendersi dall’attacco di animali o persone minacciose. Il disturbo comportamentale del sonno si manifesta dunque con comportamenti "anomali", tra cui imprecazioni, risate, dialoghi, gesticolazioni, grida, fino a gesti violenti con calci, corse, pugni e fughe mimate al letto.
Alla fine il paziente spesso si sveglia, sa orientarsi immediatamente ed è in grado di riferire il sogno appena fatto, che risulta coerente con i comportamenti messi in atto. Queste casistiche di solito si verificano nella seconda parte del sonno (nelle prime ore del mattino), e possono essere a frequenza sporadica, variabile od occasionale, ma anche mensile, settimanale o, per alcuni, può verificarsi tutte le notti.
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Chi presenta questo disturbo del sonno?
Questo disturbo si verifica soprattutto negli uomini tra i 40 e i 70 anni, anche se può presentarsi in qualsiasi momento.
L’RBD è solo un disturbo del sonno?
Di RBD vengono descritte due forme: la forma sintomatica e quella idiopatica.
L’RBD è sintomatico quando si manifesta nell’ambito di una malattia neurologica neurodegenerativa legata al deposito di una proteina (α-sinucleina) a livello di varie strutture del sistema nervoso centrale. Esempi di queste malattie sono: la Malattia di Parkinson e altri parkinsonismi (Atrofia Multisistemica e Demenza a Corpi di Lewy). Può anche essere associato a parkinsonismi diversi determinati dal deposito di altre proteine (amiloidopatie, taupatie) o da patologie neurologiche ereditarie, come ad esempio le atassie.
L’RBD sintomatico può manifestarsi anche nei bambini o giovani adulti, e quando ciò accade avviene sottoforma di una malattia rara del sonno: la narcolessia.
L’RBD è idiopatico quando è l’unica manifestazione neurologica presente al momento. La prevalenza dell’RBD idiopatico, ad oggi, è stimata intorno allo 0,04-0,5%, ma dall’osservazione si è dimostrato che la maggior parte dei disturbi (dal 25 all’80%) classificati come idiopatici tendono a evolvere in forme sintomatiche.
Sulla base di studi di follow-up, perciò, tranne casi rari che rimangono nel tempo un disturbo comportamentale del sonno isolato, l’RBD rappresenta la prima manifestazione di malattie neurodegenerative cerebrali, come per esempio la demenza o la Malattia di Parkinson.
Può manifestarsi anche una sola volta nella vita? Quali sono le cause?
Sì, l’RBD può manifestarsi come fenomeno occasionale acuto, ma ci sono dei fattori scatenanti che ne determinano l’insorgenza:
- Intossicazione da stupefacenti o astinenza da alcool;
- farmaci antidepressivi.
Può insorgere in forma acuta anche come conseguenza di lesioni acute o subacute di natura differente (autoimmune, demielinizzante, vascolare e infiammatoria), che coinvolgono i centri che controllano l’atonia muscolare in sonno REM. In tal caso, l’RBD si assocerà ad altri sintomi e segni tipici di questo disturbo.
Quali sono le conseguenze dell’RBD?
Le conseguenze possono essere immediate o manifestarsi a distanza. Quelle immediate coincidono con comportamenti di reazione ai sogni agitati, sgradevoli e violenti, che possono essere causa di lesioni (ematomi, fratture, distorsioni) o infortuni al paziente stesso, e spesso al partner di letto.
Le conseguenze a distanza sono verosimilmente legate al sonno disturbato che, nel tempo può determinare un calo delle performance cognitive. Non è ben chiaro se questa rappresenti la normale evoluzione del disturbo oppure se un’instabilità del sonno REM e la cattiva qualità del sonno possano essere in qualche modo implicati.
Come si fa la diagnosi?
Considerando l’anamnesi, l’età adulta dell’insorgenza dell’RBD e le caratteristiche cliniche del disturbo (ossia comportamenti motori e verbali violenti nel corso della seconda parte della notte), si potrebbe sospettare la diagnosi di RBD.
Il partner di letto può poi raccontare le caratteristiche degli episodi, mentre il paziente può confermare o meno il contenuto del sogno. L’esame strumentale che conferma la presenza di un disturbo comportamentale del sonno REM è una Polisonnografia (PSG) completa notturna con videoregistrazione, con cui è possibile documentare gli episodi e dimostrare la mancata perdita dell’atonia muscolare in fase REM.
Qual è il trattamento?
Il trattamento più efficace corrisponde con l’assunzione di Clonazepam o la melatonina (l’ormone che regola il ritmo circadiano prodotto dalla ghiandola pineale), quest’ultima da preferire se i pazienti sono anziani.
Il trattamento è sintomatico e non curativo, perché in caso di sospensione il disturbo si ripresenta. Inoltre, nelle forme più gravi può essere utile creare una condizione ambientale ideale e priva di potenziali pericoli (ad esempio protezione attorno agli spigoli degli arredi vicini al letto), oltre a tutelare i partner di letto consigliandogli di dormire in un letto diverso o in un’altra stanza.
Per quale ragione è consigliabile arrivare presto a una diagnosi corretta?
È importante attenzionare questo disturbo sia per le conseguenze indotte al momento, ma anche per stressare la possibilità che questo rappresenti, anche a distanza di molti anni, il primo sintomo di una patologia neurodegenerativa in evoluzione, nella speranza e nell’attesa che presto si possano utilizzare terapie neuroprotettive in grado di rallentare o bloccare la progressione di patologie neurodegenerative.
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