Ematoma sottodurale cronico: il trattamento endovascolare
L'ematoma sottodurale cronico è una condizione medica caratterizzata dall'accumulo di sangue nello spazio tra il cervello e la teca cranica, precisamente nella membrana meningea esterna – la dura madre. Abbiamo chiesto al Professor Emilio Lozupone di parlarcene
L’ematoma sottodurale cronico
È un tipo di ematoma che si differenzia dagli ematomi acuti, perché l’accumulo di sangue avviene gradualmente nel corso del tempo. Inoltre, a causa dell’infiammazione della dura madre, il meccanismo si autoalimenta e può portare all'espansione dell'ematoma, con conseguente compressione del cervello.
Chirurgia e trattamento endovascolare
Il trattamento dell'ematoma sottodurale cronico prevede un intervento neurochirurgico per rimuovere l'ematoma e risolvere la compressione. Tuttavia, l'intervento neurochirurgico non agisce sul meccanismo patogenetico alla base della formazione dell'ematoma e quindi il rischio di recidiva è elevato.
Negli ultimi anni è emerso un trattamento minimamente invasivo chiamato trattamento endovascolare, che si è dimostrato efficace e complementare all'intervento chirurgico nella gestione di questa patologia.
Un approccio minimamente invasivo
Il trattamento endovascolare dell'ematoma sottodurale cronico prevede l'utilizzo di microcateteri che vengono inseriti nelle arterie responsabili del flusso di sangue verso l'ematoma e successivamente vengono occluse. L’inserimento avviene attraverso una piccola incisione nell'arteria femorale o il microcatetere viene guidato fino alla sede dell'ematoma. Una volta raggiunto il punto desiderato, viene iniettato un agente embolizzante, che provoca l'occlusione delle arterie che alimentano la formazione dell'ematoma.
Una soluzione che non è adatta a tutti
È importante sottolineare che non tutti i pazienti con ematoma sottodurale cronico sono idonei al trattamento endovascolare. Il medico dovrà valutare attentamente il caso specifico e prendere una decisione basata sulle caratteristiche individuali del paziente. In alcuni casi più gravi o complicati, potrebbe essere necessario optare per un intervento neurochirurgico.