Helicobacter pylori, un possibile abitante dello stomaco umano
L'Helicobacter pylori è un batterio che può colonizzare lo stomaco umano, che è un ambiente inospitale per la maggior parte dei microbi. In che modo ci riesce e quali sono i rischi determinati dalla sua presenza? A questa e altre domande risponde la Dott.ssa Federica Fascì Spurio, specialista in Gastroenterologia.
Un coinquilino molto diffuso
Globalmente l'Helicobacter pylori è presente in circa il 50% della popolazione mondiale.
L’infezione si contrae soprattutto durante l’infanzia, più frequentemente in condizioni di scarsa igiene e promiscuità, motivo per cui l’infezione è più prevalente nei Paesi in via di sviluppo. Nei Paesi industrializzati come l’Italia si stima che il 30-40% della popolazione abbia nel proprio stomaco l’Helicobacter pylori, quindi circa 20 milioni di italiani potrebbero ospitarlo.
Questo batterio è capace di creare attorno a sé una zona a pH neutro proteggendosi dall’acidità gastrica ed è dotato di flagelli che gli permettono di muoversi agilmente attraverso il muco gastrico.
Spesso innocuo e in passato forse addirittura benefico
Questo batterio può rimanere in equilibrio nello stomaco di una persona anche per tutta la vita, senza causare problemi di alcun tipo. Alcune teorie suggeriscono persino che in passato, quando il mondo in cui l’uomo viveva era diverso, questo batterio abbia avuto un ruolo benefico, forse regolando il sistema immunitario, riducendo il rischio di alcune malattie autoimmuni e infiammatorie. In certi casi però l’equilibrio si rompe e l’Helicobacter pylori può portare a patologie importanti.
Quando l'Helicobacter pylori diventa un problema?
Il batterio può causare:
- Gastriti, che variano da forme lievi a gravi, anche con carenza di ferro o vitamina B12, con possibili anemie e neuropatie
- Ulcere gastriche o duodenali
- Adenocarcinoma gastrico (infatti questo batterio è considerato un carcinogeno di tipo I)
- Linfoma MALT (un raro tumore gastrico)
- Piastrinopenia autoimmune
Il passaggio dall’infezione innocua verso malattie dipende da vari fattori, in parte legati alla virulenza del batterio, in parte a caratteristiche della persona che lo ospita; altre volte da condizioni ambientali come per esempio l’uso prolungato di farmaci come gli inibitori di pompa protonica (IPP) o gli anti infiammatori non steroidei (aspirina o FANS), alcol in eccesso, diete malsane.
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Quando e come cercarlo?
Non è necessario testare tutta la popolazione, ma l'Helicobacter pylori va ricercato in situazioni specifiche, ad esempio:
- Dispepsia non spiegata
- Anemia da carenza di ferro senza cause evidenti, deficit di B12
- Ulcere gastriche o duodenali, attive o pregresse
- Uso prolungato di IPP, aspirina o FANS
- Familiarità per adenocarcinoma gastrico
- Linfoma MALT
- Adenocarcinoma gastrico
- Nella fase preparatoria di alcuni tipi di chirurgia, come la chirurgia bariatrica o altre resezioni gastriche, inclusa la chirurgia per adenocarcinoma gastrico o per ulcera peptica
- Trombocitopenia autoimmune
I test più comuni includono:
- Urea breath test (test del respiro): il più accurato, sensibile e specifico.
- Test antigienico fecale: pratico, ma con sensibilità inferiore all’urea breath test.
- Test rapido durante la gastroscopia o biopsia gastrica (che consente di vedere il batterio al microscopio): non ottimali in termini di sensibilità, perché il batterio può colonizzare lo stomaco in maniera disomogenea, mentre le pinze bioptiche “pungono” punti random dello stomaco.
- Test anticorpale sul sangue: utile solo in casi particolari, perché non distingue tra infezione attiva e passata.
Tutti i test, tranne quello anticorpale, sono inficiati dall’uso di farmaci antiacidi come gli IPP e da antibiotici di qualsiasi tipo. La diagnosi in generale può essere difficile, poiché il batterio può colonizzare lo stomaco in modo irregolare, nascondersi nella profondità della mucosa gastrica o assumere una forma dormiente (coccoide): tutti fattori che lo rendono meno rilevabile.
Trattamento ed eradicazione
Una volta identificato, l’Helicobacter pylori viene trattato con terapie eradicanti, che combinano:
- Antibiotici (più di uno).
- IPP, per creare un pH idoneo agli antibiotici e per fare entrare il batterio in fase più vulnerabile.
- Talvolta bismuto o probiotici come il L. Reuteri, per migliorare i risultati.
Non è detto che il trattamento sia sempre efficace, e per questo motivo è importante controllare sempre l’esistenza della terapia eradicante. La verifica va fatta 1-2 mesi dopo il trattamento, assicurandosi di non assumere IPP o antibiotici nel frattempo. In caso di fallimento si utilizzano protocolli di secondo livello o terapie personalizzate basate su test di sensibilità antibiotica.
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Perché è importante trattarlo?
In alcuni casi, l’eradicazione porta benefici straordinari: guarigione delle ulcere duodenali senza recidive, regressione dei linfomi MALT, guarigione delle gastriti o loro miglioramento (come nel caso della pangastrite atrofica, in cui l’eradicazione può rallentare o fermare la progressione del danno mucosale), miglioramento dell’anemia, della piastrinopenia autoimmune, riduzione del rischio di adenocarcinoma dello stomaco.
Conclusione
L'Helicobacter pylori è un coinquilino comune del nostro stomaco, spesso innocuo ma talvolta pericoloso. Riconoscerlo, diagnosticare la sua presenza e trattarlo correttamente nei casi indicati sono passi essenziali per proteggere la salute gastrica e prevenire complicanze.