I progressi nel trattamento delle IBD
L’incidenza delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, in inglese Inflammatory Bowel Disease (IBD), è in continuo aumento. In Italia sono circa 250.000 le persone che ne sono affette.
Quali sono le terapie indicate per trattare queste patologie?
Approfondiamo l’argomento con il Dott. Davide Giacomin, specialista in Gastroenterologia
Malattie Infiammatorie Intestinali - IBD: cosa sono?
Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IBD) sono caratterizzate da un’infiammazione cronica dell’apparato gastrointestinale. Tra queste sono comprese la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa la cui cronicità, se gestita in maniera non appropriata, può influire sulla qualità e sull’aspettativa di vita.
Terapie per Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: la svolta
È stata introdotta circa 20 anni fa una terapia che mira a contrastare l’azione espressa dalla molecola denominata TNF-alfa, prodotta dal nostro stesso organismo. Si tratta di una molecola che appartiene alla classe delle cosiddette citochine e che alimenta e amplifica gli stati infiammatori. Il farmaco che la combatte appartiene alla classe dei cosiddetti biologici. La sua introduzione nell’armamentario del gastroenterologo che si occupa delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali è stata accompagnata da un grande entusiasmo perché ha portato alla remissione clinica di malattie dal comportamento severo che non trovavano soluzione tramite l’utilizzo di farmaci tradizionali.
Terapie per Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: i progressi
Da allora la ricerca ha identificato altre citochine nemiche e ha sviluppato nuovi antagonisti allo scopo di controllare più efficacemente la malattia. Alcuni di questi antagonisti vengono impiegati nel controllo del Morbo di Crohn, altri della Colite Ulcerosa, alcuni nel trattamento di entrambe le malattie. Ai farmaci biologici si sono affiancate anche altre sostanze dette Piccole Molecole ed altre ancora che sono in fase più o meno avanzata di studio.
Qual è il trattamento migliore?
L’utilizzo dell’una piuttosto che dell’altra risponde a criteri clinici, endoscopici e normativi che il medico ritaglia intorno alle caratteristiche del paziente per ottenere il massimo beneficio con il minor rischio possibile di effetti collaterali. Infatti, tutti i farmaci che agiscono direttamente o indirettamente sul sistema immunitario possono facilitare l’ingresso e la proliferazione di agenti infettivi virali o batterici e concorrere alla slatentizzazione di condizioni pre-tumorali in soggetti predisposti. Per questo, l’introduzione nella terapia di un farmaco biologico o di una sua progenie va preceduta da un attento studio clinico ed immunologico volto ad escluderne le controindicazioni e minimizzare gli eventi avversi.