Il fumo di sigaretta: un nemico occulto per i nostri figli
Gravidanza e allattamento rappresentano periodi critici nella vita del feto e del neonato e, di conseguenza, l’esposizione al fumo di tabacco in questo periodo “delicato” della vita può essere associata allo sviluppo di malattie dell’apparato respiratorio come asma e bronco pneumopatia cronica ostruttiva, ma anche di alterazioni permanenti della funzionalità respiratoria sia nel breve che nel lungo termine
Da che cosa è composto il fumo di tabacco?
È noto che il fumo di tabacco sia una miscela chimica aerosolica costituita da particelle liquide denominate “fase particolata” (idrocarburi policiclici aromatici, nitrosamine, fitosteroli e metalli), sospese in gas, e composti semi-volatili. La nicotina e molte altre sostanze contenute nella sigaretta superano la barriera emato-placentare, interferendo con lo sviluppo fetale e dopo la nascita vengono escrete anche nel latte materno.
Che cosa succede durante la gravidanza nel feto di una madre fumatrice?
Lo sviluppo polmonare del neonato inizia durante la gravidanza e si completa nella tarda infanzia, intorno ai 15 anni: nello specifico l’albero bronchiale raggiunge la maturazione alla 16a settimana di gestazione, mentre gli alveoli iniziano a svilupparsi dalla 28a settimana di gravidanza fino a raggiungere il numero e le dimensioni normali intorno ai 3-4 anni di vita.
Se il feto viene esposto al fumo e alla nicotina in maniera intrauterina, avviene una restrizione cronica di nutrienti e/o ossigeno durante la fase tardiva della gravidanza, che può provocare lo sviluppo di polmoni più piccoli, con un minor numero di alveoli allargati, con pareti più spesse e modifiche alveolari suggestive di un invecchiamento prematuro. Queste anomalie strutturali determinano una funzionalità polmonare compromessa già subito dopo il parto e tendono a persistere e addirittura a peggiorare con l'età. Tra i potenziali meccanismi patogenetici si possono trovare:
- Gli effetti tossici delle numerose sostanze chimiche, presenti nel fumo di tabacco, sul sistema respiratorio in via di sviluppo che possono provocare l’ipossia.
- Gli effetti della nicotina sulla deposizione del collagene polmonare.
- La compromissione della funzione immunitaria con squilibri delle risposte Th1 e Th2 per cui aumenta il rischio di sviluppare un fenotipo allergico e sintomi asma-like durante l'infanzia.
Inoltre, l’esposizione al fumo durante la vita intrauterina provoca importanti e duraturi effetti diretti sul DNA, la cosiddetta metilazione del DNA, e può influire sull’espressione dei geni e delle malattie associate durante il corso della vita. Queste alterazioni sono purtroppo trasmissibili nella generazione successiva.
A tal proposito si è visto come le alterazioni di determinati geni presenti nel DNA della madre fumatrice, e che vengono trasferiti ai figli, siano un fattore predisponente allo sviluppo di broncopatia cronica ostruttiva, in quanto responsabili dell’aumento della suscettibilità allo stress ossidativo ed alla risposta infiammatoria.
Tuttavia, nonostante siano noti gli effetti negativi del fumo di tabacco sul feto e le conseguenze a lungo termine sulla salute del bambino, più del 10% delle donne continua a fumare durante la gravidanza.
Che cosa succede durante l’allattamento nel feto di una madre fumatrice?
Purtroppo, i dati ci indicano che l’87-95% delle donne che fumano durante la gravidanza continuano questa abitudine anche durante i primi anni di vita dei propri figli.
Pertanto, gli effetti della nicotina dipendono da due fattori: il numero di sigarette fumate al giorno dalla madre e l’intervallo di tempo che intercorre tra l’ultima sigaretta fumata e la poppata. Infatti, nel latte materno sarà presente una quantità di nicotina superiore al doppio di quella che si trova nel sangue della madre. Ciò influenza la durata dell’allattamento al seno, provocandone un’interruzione precoce. Questo sembra avvenire per un senso di inadeguatezza del proprio latte da parte della madre fumatrice ed alla maggiore suscettibilità dei piccoli a sviluppare coliche e pianti.
L’abitudine di fumare durante l’allattamento provoca alterazioni anche alla composizione del latte della madre, in cui si è notata una riduzione degli acidi grassi polinsaturi a lunga catena.
Inoltre, nei bambini con madri fumatrici si sono constatati i seguenti problemi:
- Un’alterazione del ritmo sonno-veglia,
- Un aumento del rischio di morte improvvisa del lattante causata dallo stress ipossico,
- Probabilità di diventare fumatori durante l’adolescenza o l’età adulta, poiché abituati al sapore del tabacco.
Quali sono gli effetti nocivi secondari durante l’adolescenza e la vita adulta?
Gli effetti nocivi secondari dovuti al fumo in gravidanza continuano anche durante la pubertà e la vita adulta.
Di solito, la fonte di esposizione al fumo di tabacco sono i genitori, con i quali il bambino trascorre la maggior parte del tempo. Anche se i genitori affermino di non fumare in casa o in presenza dei figli, sono i responsabili dell’inalazione del cosiddetto fumo di terza mano, cioè delle particelle che si trovano sui loro abiti, sulla loro pelle, sui loro capelli oltreché sulla superficie e sugli oggetti presenti nell’ambiente domestico. Dato che è noto che i bambini hanno una ridotta capacità di eliminare tali sostanze tossiche, essi risulteranno maggiormente suscettibili alla loro esposizione, con un aumento di almeno il 20% dell’incidenza di infezioni delle alte e delle basse vie respiratorie e di asma.
Inoltre, l’esposizione al fumo di tabacco dopo la nascita, potrebbe interferire sulle difese polmonari, dato che ciò comporta l’infiammazione dell’epitelio e di conseguenza ne influenza la colonizzazione batterica, in particolare se la membrana capillare alveolare viene violata.
Tali infezioni risultano essere la causa di successive sequele della malattia respiratoria e diminuzione della funzionalità polmonare nell’età adulta.
Quindi, si è dimostrato che il feto ed il neonato che vengono esposti al fumo passivo soffrono di danni precoci ed irreversibili della funzionalità respiratoria. Ciò ha modificato il concetto della Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), poiché deve essere considerata una patologia che inizia già in età pediatrica.
Vi sono altri danni legati all’esposizione al fumo del bambino, tra i quali il maggiore rischio di sovrappeso e obesità.
Qual è la funzione dello specialista?
Pertanto, è fondamentale la figura del medico di famiglia o del pediatra, poiché entrambi hanno il compito di intervenire nella prevenzione, informando i genitori riguardo ai rischi associati al fumo di sigaretta non solo attivo, ma anche passivo, con lo scopo di prevenire un deficit precoce della funzionalità polmonare che degraderà nel passare degli anni del bambino.