In che modi la dieta può modulare la composizione del microbiota?
Il microbiota umano cambia con l’età, varia molto e in modo veloce a seconda dell’alimentazione. È indirizzato in modo che si direbbe positivo dai Bifidobatteri, raggiunge la sua miglior forma che consiste nella presenza di centinaia e centinaia di popolazioni batteriche (diversità) in età adulta. In età inoltrata, diventa sempre meno vario, più povero di Bifidobatteri e più ricco di Proteobatteri. Benché ogni essere umano abbia il “suo caratteristico microbiota”, il microbiota risulta molto velocemente dinamico e la dieta può farlo cambiare molto perché cambiano i nutrienti di cui alcune popolazioni di batteri vivono.
Fibre e acqua: due elementi fondamentali per il microbiota
In generale, siamo portati a pensare l’alimentazione in termini di macronutrienti – cioè proteine, carboidrati, grassi. Ma oltre a questi tre elementi ve ne sono altri due estremamente rilevanti per la difesa della salute: l’acqua e le fibre. Le fibre sono un probiotico, cioè un fattore di incremento del microbiota. La dieta che prevede l’alimentazione con molte piante (vegetali) è ricca di fitofarmaci, cioè principi attivi delle erbe che in genere aiutano il microbiota alla differenziazione in tante popolazioni e la diversità è una chiave di forza del microbiota.
Differenze nei macronutrienti e il loro impatto sul microbiota
I macronutrienti: proteine, carboidrati, grassi non sono tutti uguali. Per esempio, i grassi saturi della carne sono molto diversi dai grassi insaturi dell’olio extravergine d’oliva; quest’ultimo, difatti, sembra rimodellare il microbiota (rapporto Firmicutes/Bacteroides) che si correla all’aterosclerosi. Al processo di aterosclerosi partecipa la TMAO, un metabolita che si correla ai grassi saturi e trova correlazione anche col consumo di carne animale e di pesce dei grandi fondali. La TMAO partecipa ai processi di aterosclerosi e formazione di trombi. Altera il metabolismo del cortisolo.
Proteine vegetali vs. proteine animali
Anche le proteine non sono tutte uguali: quelle di origine vegetale (fagioli, ceci, lenticchie) inducono, al contrario delle proteine della carne, un miglioramento dell’infiammazione del tubo intestinale e, nell’animale, una minor mortalità. D’altro canto, bisogna però tener conto che la carne è fonte di aminoacidi essenziali, ma comunque sostituibili (ad esempio leucina, isoleucina si trovano anche in formaggi e legumi) che entrano nella regolazione del sonno, dell’umore, del livello di energia e possono contribuire a ridurre il dolore.
Benefici della dieta mediterranea
La dieta ricchissima di carne induce aumento di sintesi proteica, ma anche maggiore fermentazione con incremento di gas intestinali e prodotti citotossici. È da notare che, sinora, non è chiaro che la dieta vegetariana protegga contro malattie neurologiche (Parkinson) o cardiovascolari. Di sicuro, però, l’eccesso di proteine e di grassi saturi (oli cotti, grassi animali, burri) risulta essere un fattore avverso. Altresì è sicuro che la dieta mediterranea è preventiva delle patologie cardiovascolari e neurologiche.
Rischi degli alimenti ultraprocessati
Considerazione speciale meritano gli alimenti ultraprocessati detti UPF (che sono quelli che sono resi industrialmente appetibili e sono pronti da mangiare): patatine, bibite gasate, carni e zuppe pronte contengono additivi che possono essere una vera disdetta per la salute perché i cibi ultraprocessati contano anche componenti capaci di causare, in via diretta, disbiosi e questa consiste in alterazioni patologiche del metabolismo del microbiota. La conseguenza può consistere in serie malattie e disturbi emotivi.
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ALCUNE RICERCHE DAL NOSTRO GRUPPO: HPA– Ipotalamo, Microbiota -Nutrizione, HPA- Lifestyle
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