Infertilità di coppia: cause e terapie per la fecondazione assistita
Le coppie infertili e il delicato problema del concepimento. L’Esperta in Ginecologia a Napoli e Caserta, la Dott.ssa Cristina Pacilio spiega i motivi legati all’impossibilità di procreare, le implicazioni psicologiche che ne derivano e i possibili percorsi da intraprendere
Perché alcune coppie non riescono ad avere figli?
Le cause dell’infertilità di coppia sono al 50% femminili e al 50% maschili. Quelle femminili più frequenti sono legate all’ovulazione: le donne che hanno un problema di questo tipo mestruano irregolarmente o hanno addirittura periodi di amenorrea secondaria. Il primo step da effettuare è un semplice prelievo ematico per dei dosaggi ormonali, che normalmente andrebbe inquadrato a metà ciclo, ovvero nel periodo più o meno fertile che avviene fra una mestruazione e l’altra.
Per quello che riguarda, invece, una normale valutazione di base dell’uomo, basta un semplice spermiogramma, cioè la valutazione del numero degli spermatozoi, della loro motilità progressiva rettilinea e dell'eventuale presenza di forme anomale.
Infertilità di coppia: l’importanza del lato psicologico
La ricerca di prole infruttuosa porta la coppia ad affrontare un percorso abbastanza travagliato. Spesso lungo e oneroso sia dal punto di vista di energie psicofisiche impiegate, sia dal punto di vista di spesa economica.
I risvolti negativi nel rapporto di coppia spesso possono essere inaspettati e non vanno mai sottovalutati, soprattutto nel momento in cui il rapporto di coppia diventa quasi unicamente finalizzato alla procreazione, cioè alla ricerca del concepimento.
Quali sono le tecniche a cui si ricorre per tentare di avere una gravidanza?
Esistono tecniche di primo livello, che consistono in un primo momento nell'effettuare un monitoraggio ecografico di base dell’ovulazione femminile. Si tratta di concentrare le ecografie nel periodo presunto di massima fertilità, ovvero il presunto fecondo, in modo da monitorizzare ecograficamente l’ovulazione spontanea, identificare il numero di follicoli presenti, il loro diametro medio sulle singole ovaie, e avere una valutazione dello spessore e dell’aspetto ecografico dell’endometrio. Dopodiché, fatto un monitoraggio ecografico basale, si può incominciare a stimolare l’ovulazione, rispettando una serie di protocolli di basso livello, con dei dosaggi che gradualmente diventano sempre più alti. Questo, fino ad arrivare ad una tecnica di inseminazione intrauterina, chiamata IUI, con il seme del partner capacitato, cioè reso capace di essere fecondante. Si esegue questa tecnica sempre sotto il controllo ecografico, inserendo un sottilissimo e flessibile catetere attraverso la vagina e il canale cervicale, fino alla cavità uterina, dove si deposita il liquido seminale opportunamente pretrattato dal biologo.
Quali tecniche di fecondazione assistita sono consentite in Italia?
In Italia è stata fatta chiarezza dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014. Dopo circa tre anni, il vuoto legislativo attualmente presente in Italia, sta per essere colmato. Ma i centri dove la fecondazione eterologa può essere eseguita in Italia, in questo momento, sono tali solo sulla carta. Di conseguenza, il risultato è l’esodo delle coppie infertili verso altri paesi d’Europa dove la fecondazione eterologa è già da anni consentita a livello legislativo e praticata abitualmente. In Italia, comunque, nelle regioni pilota Lazio e Lombardia, a breve verrà messa a disposizione la possibilità di ricorrere all’eterologa.