L’approccio moderno alla chirurgia della prostata
In questo articolo il Dott. Marco Aliberti, specialista in Urologia a Torino, ci parla del moderno approccio alla chirurgia della prostata e dei benefici che ha portato questa innovazione nel campo dell’Urologia
In cosa consiste la prostatectomia radicale laparoscopica
La prostatectomia radicale laparoscopica consiste e rappresenta la metodica all’avanguardia per affrontare questo delicato intervento che viene proposto ai pazienti che soffrono di neoplasia della prostata localizzata alla ghiandola.
L’approccio laparoscopico per tale intervento è nato nell’anno 2000 in Francia, per mano dell’Urologo parigino Guilloneau.
In cosa consiste l’innovazione di tale approccio?
In questi pochi anni la metodica della prostatectomia radicale laparoscopica ha determinato una vera e propria rivoluzione copernicana nella cultura e nel campo dell’urologia. Tale approccio endoscopico, infatti, si avvale dell’utilizzo di una telecamera collegata a un’ottica telescopica, ha così permette una magnificazione dell’immagine fino a 8 volte, e la possibilità di eseguire l’intervento con un punto di vista “all’interno del corpo umano”.
Questa innovazione ha squarciato l’orizzonte all’Urologo offrendo una nuova visione dell’anatomia pelvica e, conseguentemente, permettendo di vedere un “nuovo mondo” anatomico fino ad allora conosciuto solo in teoria.
Proprio grazie a questi dati, negli ultimi 10 anni, si è riscritta l’anatomia della prostata e dei suoi involucri fasciali.
Quali sono i vantaggi di questa evoluzione?
Tutto il lavoro svolto negli anni precedenti ha permesso oggi all’Urologo di offrire al paziente, in rapporto al tipo di malattia di cui è affetto, un approccio extra, inter o intrafasciale. Queste diverse metodologie di intervento consentono, in pazienti selezionati e con malattia molto iniziale, di eseguire una tecnica “nerve sparing”, ovvero di risparmio nervoso, volto alla salvaguardia della funzione erettile e della continenza urinaria.
Una visione così dettagliata consente inoltre un controllo molto più attento e preciso del sanguinamento.
Altrettanto importante è il fatto che tutto l’intervento viene condotto con l’utilizzo di 4-5 “buchi” (porte) il cui diametro massimo è di 12 mm. L’assenza di grandi cicatrici permette quindi la salvaguardia dell’immagine corporea del paziente e una ripresa molto più rapida delle attività lavorative e della vita di relazione.