L’ormone della giovinezza (DHEA) ed il transfer differito: soluzioni per le donne con bassa fertilità
Il Dott. Antonio Colicchia, esperto in Procreazione assistita a Roma, ci parla dell’utilizzo dell’ormone della giovinezza per aumentare la produzione degli ovociti e le tecniche per il loro impianto nell’utero per aiutare le donne con difficoltà a rimanere incinta.
Cos’è l’ormone della giovinezza?
L’ormone della giovinezza o DHEA (deidroepiandrosterone) costituisce da molto tempo un tema caro alla medicina, poiché può essere impiegato nelle donne, sia giovani che in età avanzata, affette da scarsa fertilità, o meglio da una limitata riserva di ovuli. Tutte le donne le cui madri siano entrate nella fase della menopausa prima dei 45 anni, devono sapere che la miglior strategia è la conservazione degli ovociti prima dei 35 anni. D’altra parte qualora non ci sia una storia familiare alle spalle, altre soluzioni hanno ottime possibilità di successo. L’utilizzo dell’ormone della giovinezza, il DHEA, è la prima opzione. È stato infatti provato da numerosi studi che questo ormone influisce positivamente sul successo nella fecondazione assistita. Il DHEA è in grado di migliorare la qualità dell’ovocita, che una volta fecondato dà vita ad embrioni con più elevate possibilità d’impianto. Le percentuali di successo sono evidenti: 12% nelle donne non sottoposte al trattamento contro il 15-26% di quelle trattate. Il medicamento deve essere preparato su prescrizione da un farmacista e vanno assunte 3 compresse da 75 mg ogni giorno per 45/60 giorni.
Cos’è il transfer differito degli embrioni?
La seconda soluzione è costituita dal transfer differito. In questo caso, il trasferimento embrionario viene eseguito successivamente al ciclo di stimolazione, ottenendo risultati più soddisfacenti che eseguendolo in simultanea. La tecnica consiste nel congelare tutti gli embrioni ricavati dopo il trattamento di stimolazione ovarica, attendere almeno un mese di pausa ed infine trasferirli in utero dopo lo scongelamento. Il successo del trattamento non è dato dal congelamento degli embrioni, ma dall’effetto benefico sull’utero della pausa successiva al trattamento di stimolazione. Grazie a questa strategia aumenta il tasso d’impianto embrionario. Ovviamente un presupposto imprescindibile è che il centro dove avviene il trattamento disponga di embriologi altamente qualificati e attrezzature moderne.
In conclusione, saranno la qualità del centro di fecondazione assistita e delle attrezzature utilizzate a determinare il successo finale del trattamento, donando alle coppie il risultato più importante: il loro bambino.