La dipendenza dalla cocaina: la ricerca della “bolla autistica”
La dipendenza dalla cocaina spesso porta ad isolarsi dal mondo esterno e a rinchiudersi in sé stessi. Ce ne parla il Dott. Furio Ravera, esperto in Psichiatria a Milano
Come si utilizza la cocaina?
Generalmente si pensa all’uso della cocaina entro una cornice di feste, discoteche e sfrenatezze.
A parte questi casi, l’esperienza clinica rivela un altro uso della cocaina piuttosto insidioso: la ricerca di una “bolla autistica” nella quale rinchiudersi ed escludere il mondo esterno.
A farne uso sono spesso professionisti, persone di buona cultura e di posizione professionale elevata, che, finita la giornata, staccano dal mondo attraverso la cocaina.
Qual è il profilo del consumatore di cocaina?
Il profilo del consumatore di cocaina è quello di una persona sui 50 anni, con un matrimonio di lunga data in cui l’intimità è da tempo tramontata oppure single. Dentro questa “bolla” la persona sperimenta un modo di essere ideale, senza turbamenti e preoccupazioni, in cui gode di uno stato di lucidità tanto più idealizzato quanto è stressante il vivere quotidiano ed intenso il desiderio di fuga, sia esso consapevole o meno.
La “bolla” è una sorta di rifugio della mente, un’alternativa a più efficaci strategie di fronteggiamento dello stress della vita quotidiana. Grazie a questo rifugio si può tollerare una vita che non soddisfa, senza fare lo sforzo di correggerla. A fine giornata, nella “bolla”, queste persone ritrovano il modo in cui “preferiscono” essere.
A favorire questo peculiare utilizzo della cocaina si possono considerare tratti autistici della personalità, una tendenza alla dissociazione di parti di sé problematiche e una storia personale di traumi.
Questi casi impongono un serio approfondimento della personalità del paziente allo scopo d’istituire un trattamento integrato, che aiuti il paziente a sostituire il sollievo della “bolla” con una migliore conoscenza delle sue esigenze emotive e una più efficace soddisfazione dei suoi bisogni.