Le tecniche accessorie nella fecondazione assistita non hanno validità scientifica e sono costose
I centri di procreazione assistita privati pubblicizzano tecniche avanzate e “rivoluzionarie” con la promessa che queste possano migliorare i risultati della fecondazione assistita. Queste tecniche, definite accessorie (in inglese adds on) comprendono per esempio la selezione genetica degli embrioni, la selezione degli spermatozoi ad alto ingrandimento, i test molecolari di impianto sull’endometrio, la blastocisti, la doppia stimolazione ovarica e molte altre.
“Queste tecniche costituiscono la maggior fonte di introiti economici per i centri di procreazione assistita ma all’analisi stringente dei dati scientifici non aumentano in modo significativo i tassi di successo in termini di gravidanza” afferma il Dott. Angelo Tocci, ginecologo e andrologo, responsabile del Gruppo Donnamed di Roma, operante anche in Puglia a Foggia. Queste tecniche sono pubblicizzate come rivoluzionarie, ma all’atto pratico costituiscono un aggravio di spesa economica, senza risultati vantaggiosi rispetto alle tecniche di base della fecondazione assistita. Inoltre, afferma Tocci, “molte di queste tecniche sono da considerarsi sperimentali non essendo disponibili studi clinici che le abbiano validate”.
Naturalmente la ricerca scientifica è alla base degli avanzamenti della medicina della riproduzione. “In questi casi”, afferma Tocci,”le tecniche accessorie devono essere prima sperimentate in ambito accademico e non in centri privati, e devono essere totalmente gratuite per i pazienti”.
Il ginecologo afferma che "i centri privati di procreazione assistita non dovrebbero erogare a pagamento tecniche di tipo sperimentale”. In Italia, infatti, la ricerca scientifica può essere effettuata solo in ambito accademico pubblico, e non in privato. Inoltre, conclude Tocci, “i pazienti che scelgano di sottoporsi a queste tecniche dovrebbero firmare un consenso informato in cui viene esplicitata la natura sperimentale dei trattamenti, che dovrebbero essere, ripeto, totalmente gratuiti per i pazienti”.
Il Gruppo Donnamed fa parte di un gruppo americano che si è costituito recentemente proprio con lo scopo di analizzare le tecniche accessorie e verificare se esse siano sostenute da studi scientifici solidi che ne consentano l’applicazione clinica vantaggiosa per i pazienti. “Nella maggior parte dei casi”, conclude Tocci, “tecniche come la selezione genetica degli embrioni, la selezione ad alto ingrandimento degli spermatozoi, la doppia stimolazione, la blastocisti non hanno dimostrato alcun vantaggio per i pazienti in termini di successo di gravidanza”.
Insomma, le promesse che con queste tecniche i risultati siano migliori rispetto alle tecniche di base utilizzate da oltre 20 anni sta per cadere grazie all’analisi stringente dei dati promossa dal Gruppo Donnamed in collaborazione con il gruppo americano nato con questo scopo.
“I pazienti”, conclude Tocci, “dovrebbero effettuare, salvo casi particolarissimi, le tecniche di base che sono sperimentate da oltre 20 anni e si sono dimostrate sicure ed efficaci”. Ci si chiede perché allora i centri di fecondazione assistita privati propongano queste tecniche. A ben vedere, i guadagni economici principali dei centri privati di fecondazione assistita derivano, nella fecondazione assistita, proprio dall’applicazione di queste metodiche, senza che ne derivi un effettivo vantaggio, dimostrato scientificamente, in termini di gravidanza.