Morbo di Parkinson: conosciamo più da vicino questa malattia
Il Morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica, progressiva e debilitante, che colpisce principalmente il sistema motorio. È una delle patologie neurologiche più comuni, soprattutto tra le persone anziane, con un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari.
Che cos’è il Morbo di Parkinson e perché si chiama così?
Il Morbo di Parkinson prende il nome dal medico inglese James Parkinson, che nel 1817 descrisse per la prima volta la malattia in un saggio intitolato "An Essay on the Shaking Palsy". La patologia è caratterizzata dalla degenerazione progressiva dei neuroni dopaminergici situati nella substantia nigra, una piccola area del cervello che svolge un ruolo cruciale nel controllo dei movimenti. La riduzione della dopamina, un neurotrasmettitore essenziale, porta ai sintomi tipici del Parkinson, come tremori, rigidità muscolare e lentezza nei movimenti.
Quando sopraggiunge la malattia e come si manifesta?
Il Morbo di Parkinson può insorgere a qualsiasi età, ma è più comune a partire dai 60 anni. Nei casi più rari può colpire anche persone più giovani (condizione nota come Parkinson giovanile). I sintomi iniziali possono essere lievi e facilmente trascurati, e spesso includono tremori a riposo, che di solito iniziano in una mano o in un braccio, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti (bradicinesia) e instabilità posturale. Col passare del tempo i sintomi tendono a peggiorare e a estendersi ad altre parti del corpo, rendendo sempre più difficile compiere attività quotidiane.
Chi sono i soggetti più esposti al Morbo di Parkinson? Cause e fattori di rischio
Il Morbo di Parkinson non ha una causa specifica riconosciuta, ma diversi fattori di rischio possono aumentarne la probabilità di insorgenza. L'età avanzata è il principale fattore di rischio; la maggior parte dei casi si verifica in persone di età superiore ai 60 anni. Anche il sesso maschile sembra essere più esposto rispetto al femminile. Altri fattori di rischio includono:
- Predisposizione genetica: circa il 15% dei pazienti ha una storia familiare di Parkinson.
- Esposizione a tossine: l'esposizione a pesticidi, erbicidi e metalli pesanti è stata correlata a un aumento del rischio.
- Traumi cranici: eventi traumatici a livello cerebrale possono incrementare il rischio di sviluppare la malattia.
Quanto incide l’ereditarietà sull’insorgenza del Parkinson?
Mutazioni in geni specifici, come il gene SNCA o LRRK2, sono state associate a forme ereditarie della malattia. Tuttavia, nella maggior parte dei casi di Parkinson non è legata a fattori genetici ereditari, bensì a fattori ambientali e allo stile di vita, entrambi determinanti nell'insorgenza della malattia.
Come progredisce la malattia? Ci sono delle cure che possono frenarne l’avanzata?
Il Morbo di Parkinson è una malattia progressiva, il che significa che i sintomi peggiorano gradualmente nel tempo. La progressione varia notevolmente da persona a persona, ma in genere i sintomi motori diventano più gravi nel corso degli anni, influenzando la mobilità e l'autonomia del paziente. A lungo termine possono emergere anche sintomi non motori come problemi cognitivi, disturbi del sonno, depressione e ansia.
Attualmente non esiste una cura definitiva per il Parkinson, ma sono disponibili diverse terapie che possono aiutare a gestire i sintomi e migliorare la qualità della vita dei pazienti: i farmaci più comuni sono quelli che aumentano o imitano l'azione della dopamina, mentre in alcuni casi può essere consigliata la chirurgia, come ad esempio la stimolazione cerebrale profonda (DBS), che può alleviare i sintomi in pazienti selezionati. Inoltre, una combinazione di fisioterapia, logopedia e supporto psicologico può essere molto utile per gestire la malattia.