Patologia emorroidaria: da cosa dipende?
La malattia emorroidaria è la patologia proctologica più diffusa. Le emorroidi si presentano come noduli congesti conseguenza della dilatazione delle vene emorroidarie che decorrono nel canale anale. Ne parla il Prof. Vincenzino Filingeri, esperto in Proctologia a Roma
Quali sono le cause principali?
Varie possono essere le cause: stipsi abituale, gravidanza, familiarità, alimentazione povera di fibre e scorie vegetali, ecc.
Inizialmente sono solo interne, ma con il progredire della malattia diventano esterne, dando luogo al tipico prolasso muco emorroidario.
Come si manifesta?
Il dolore, il prurito e la perdita di sangue sono i sintomi più frequenti. Tuttavia non sempre l’entità delle emorroidi e della sintomatologia sono correlate: a volte emorroidi voluminose possono essere poco sintomatiche e, viceversa, piccole emorroidi possono causare gravi disturbi.
Come si effettua la diagnosi?
È sufficiente una visita proctologica, eventualmente integrata con un banale esame anoscopico, per diagnosticare la malattia emorroidaria. Va sottolineato che la valutazione del proctologo è molto importante per escludere altre patologie più gravi del canale anale che, presentando sintomi analoghi, possono essere mascherate dalla presenza di emorroidi.
Come si cura?
Le terapie mediche, i trattamenti ambulatoriali e la dieta sono molto importanti nelle prime fasi della malattia e condizionano la sua evoluzione. Ma quando i sintomi diventano più importanti è necessario ricorrere alla chirurgia.
La paura diffusa del dolore post-operatorio rappresenta un deterrente che scoraggia il paziente, il quale spesso preferisce “soffrire” piuttosto che risolvere il problema. Per questo motivo negli ultimi anni sono state messe a punto tecniche che riducono in modo determinante il problema del dolore, pur assicurando una guarigione completa ed un margine inferiore di recidive rispetto alle metodiche tradizionali.
Quali sono le metodiche tradizionali?
L’emorroidectomia mediante il bisturi a radiofrequenze è la tecnica che più di altre permette di ottenere i risultati migliori. Il radiobisturi è uno strumento innovativo che consente di tagliare e coagulare i tessuti in modo traumatico. L’effetto taglio è dovuto al calore generato al passaggio delle onde radio ad alta frequenza, senza causare ustioni. La temperatura di lavoro è bassa, circa 60°C, a differenza dei 300°C del tradizionale bisturi elettrico. I vantaggi per il paziente sono importanti. Il radiobisturi consente infatti di ridurre drasticamente i problemi postoperatori caratterizzati principalmente dall’intenso dolore, dall’eccessiva perdita di sangue e dall’edema. Inoltre, i tempi di degenza e di guarigione risultano notevolmente ridotti, non è necessario alcun tampone, la prima evacuazione avviene entro 24 ore dall’intervento senza fastidi e la ripresa dell’attività lavorativa è molto rapida.