Patologie delle ghiandole salivari: dalla diagnosi al trattamento
Esploriamo con il Dott. Doriano Politi, specialista in Otorinolaringoiatria, le diverse patologie che possono colpire le ghiandole salivari e le opzioni di trattamento chirurgico associate
Quali condizioni possono colpire le ghiandole salivari?
Le ghiandole salivari sono rappresentate dalle ghiandole salivari maggiori (parotidi, sottomandibolari, sublinguali) e dalle ghiandole salivari minori, piccole ghiandole distribuite nella mucosa del cavo orale.
Le patologie che le colpiscono posso essere classificate in:
- infiammatorie di origine virale, batterica;
- su base ostruttiva causata dalle formazioni di calcoli salivari all’interno della ghiandola che ostruendo la fuoriuscita di saliva determinano un rapido rigonfiamento ed un’infiammazione della ghiandola della stessa.
- patologia cistica come e cisti da ritenzione a carico delle ghiandole salivari minori o dalla ranula che è rappresentata da una citi da ritenzione che colpisce la ghiandola sotto-linguale
- scialoadenosi caratterizzate da una degenerazione ghiandolare su base autoimmunitaria
- patologia neoplastica benigna e maligna.
Classificazione delle patologie neoplastiche
La V edizione della classificazione dei tumori delle ghiandole salivari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) contempla 25 tipi di istologie (5 benigne e 20 maligne).
Le neoplasie benigne rappresentano circa l’80% e le più diffuse sono rappresentate dall’adenoma pleomorfo e dal cistoadenolinfoma o tumore di Warthin, adenoma monomorfo e miopepitelioma.
Mentre per le neoplasie maligne le forme più frequenti sono il carcinoma squamoso, adenocarcinoma, carcinoma mucoepidermoide, carcinoma adenoidocistico.
Come si manifesta le patologie neoplastica?
Il sintomo più comune è la comparsa di una tumefazione. La diagnosi sinteticamente viene fatta con la visita seguita da un’ecografia ed esame citologico (agoaspirato), seguito in caso di necessità con TAC e Risonanza.
Opzioni di trattamento
Il trattamento chirurgico nella patologia neoplastica rappresenta il più delle volte la prima opzione terapeutica.
Per quanto riguarda la parotide l’asportazione viene modulata in relazione alle dimensioni e all’istologia e possono essere distinti in:
- dissezione extracapsulare: viene eseguita nei casi di patologia benigna e consiste nell’asportare la neoplasia con una cuffia di tessuto ghiandolare sano intorno alla capsula del tumore;
- parotidectomia esofacciale che consiste nell’asportazione del lobo superficiale in toto o nei settori ghiandolari interessati dalla neoplasia e prevede l’isolamento del tronco principale del nervo facciale e la dissezione ghiandolare lungo i rami del nervo facciale stesso;
- parotidecomia totale che consiste nell’asportazione sia del lobo superficiale della parotide che del lobo profondo ovverosia della porzione della parotide sottostante al nervo facciale. Sia nella parotidectomia parziale che totale per ridurre al massimo le complicanze del facciale viene utilizzato intraoperatoriamente un sistema di monitoraggio elettrico del nervo facciale;
- per quanto riguarda la ghiandola sottomandibolare l’intervento invece è rappresentato dalla sciaoadenectomia sottomandibolare.
In caso di deficit del nervo facciale causato dalla necessaria manipolazione chirurgica ma con conservazione dell’integrità del nervo stesso il recupero funzionale del nervo avviene in alcune settimane nel postoperatorio. In caso di resezione obbligata del nervo o di alcuni suoi rami per motivi oncologici ci sono delle metodiche chirurgiche di riabilitazione funzionale.
Per la peculiarità di questi interventi caratterizzata dalla necessaria dissezione dei tessuti in stretta prossimità del nervo facciale e dei suoi rami risulta fondamentale l’esperienza e le conoscenze del chirurgo al fine di ridurre al massimo possibili danni del nervo facciale.