Piedi piatti: come curarli?
Il piede piatto può essere trattato in diversi modi: la terapia chirurgica è quella più conosciuta, ma molte altre possono rivelarsi efficaci e meno invasive. Ne parla il Prof. Nicola Marcello Portinaro, esperto in Ortopedia pediatrica a Milano
Cos’è il piede piatto?
Il piede piatto è una malformazione del piede che consiste nell’assenza della curva plantare e che comporta una superficie d’appoggio della pianta del piede maggiore rispetto alla norma.
È un disturbo che può essere più o meno grave, le cui cause possono essere svariate:
- Deformazioni congenite delle ossa del piede;
- Malattie neuromuscolari;
- Presenza di iperlassità dei legamenti;
- Sviluppo insufficiente dei muscoli il cui ruolo è quello di sostenere la volta del piede.
Tutti i bambini presentano piede piatto; la volta plantare si forma gradualmente dai primi mesi di vita fino ai 6-8 anni, per consolidarsi e terminare solo verso i 10-12 anni di vita.
Quali trattamenti sono disponibili?
Seguendo le terapie e le strategie sotto elencate, in molti casi è possibile evitare l’intervento chirurgico:
- Strategia di osservazione: nel caso in cui i piedi piatti non causino sintomatologia dolorosa è consigliabile non intervenire in nessun modo;
- Trattamento tramite l’uso di ortesi plantari: il loro obiettivo è quello di lasciare maturare le ossa e di modellarle. Verso i 10-12 anni il piede assume la morfologia che conserverà nella vita adulta; se il disturbo è ancora presente e i dispositivi plantari non arrecano alcun sollievo al dolore provato dal paziente, potrà essere considerato necessario l’intervento chirurgico;
- Stretching per allungare i muscoli della gamba e il tendine d’Achille;
- Fisioterapia per migliorare il modo di camminare e di correre del paziente, in particolare se quest’ultimo pratica sport;
- Perdere i chili in eccesso laddove presenti;
- Prediligere sport quali ciclismo e nuoto;
- Non praticare con grande intensità altre attività quali corsa, lunghe camminate, pallavolo, pallacanestro e altre che causino un urto continuo del piede contro il terreno;
- Evitare le scarpe coi tacchi;
- Cercare di camminare a piedi nudi ogniqualvolta sia possibile.
E la terapia chirurgica?
Se il paziente prova dolore quando appoggia il piede a terra, o se l’osservazione radiologica mostra una malformazione piuttosto importante, potrebbe essere indicato intervenire chirurgicamente.
La chirurgia prevede di inserire una vite sotto l’osso del tarso e di fissarla sul calcagno, con l’obiettivo di impedire al piede di scivolare verso l’interno durante l’appoggio.
L’operazione viene effettuata in regime di Day Hospital e in anestesia locale; il paziente può camminare già dopo due ore dall’intervento. Viene consigliato l’uso delle stampelle per qualche giorno, mentre non è necessario il gesso.