Prolasso genitale femminile: diagnosi e trattamento
Il prolasso genitale è una patologia che può compromettere in modo importante la qualità della vita delle donne. Scopriamo insieme al nostro esperto in Ginecologia e Ostetricia a Milano, il Dott. Pietro Barbacini, come trattarlo
Come si valuta il prolasso?
La valutazione del prolasso e quindi la diagnosi dello stesso si effettua con una semplice visita eseguita dallo specialista uro-ginecologo, con la paziente sul lettino ginecologico, senza particolari strumenti, osservando la posizione dei vari segmenti degli organi pelvici facendo poi spingere e tossire la donna per verificare la massima discesa degli organi pelvici e per differenziare tra i vari segmenti:
- Centrale: utero o cupola vaginale (nelle pazienti senza più utero);
- Anteriore: vescica;
- Posteriore: retto,
Questo permette allo specialista di ottenere una precisa classificazione quantitativa del prolasso, indicativa della gravità del prolasso stesso che ci consente allo stesso tempo di prendere delle decisioni riguardo le terapie da effettuare e anche di seguire nel tempo le modificazioni del prolasso stesso, sia dopo una terapia chirurgica sia dopo una terapia conservativa.
La classificazione più recente è quella dell’ICS (International Continence Society): il POP-Q (Pelvic Organ Prolapse Quantification system); questa permette una valutazione precisa oggettiva della posizione anatomica degli organi pelvici.
Questa classificazione divide il prolasso in 4 stadi a seconda della gravità:
- Stadio 0: nessuna discesa degli organi;
- Stadio I: il prolasso arriva fino ad 1 cm dall’ ingresso vaginale;
- Stadio II: il prolasso può arrivare fino ad oltre 1 cm dall’ingresso vaginale;
- Stadio III: il prolasso si estende da 2 a 3 cm oltre l’ingresso vaginale;
- Stadio IV: completa fuoriuscita degli organi pelvici.
Qual è la terapia del prolasso?
Lo scopo principale del trattamento del prolasso genitale è quello di migliorare la qualità di vita della donna. È quindi necessario eliminare la sintomatologia, ricostruire l’anatomia, ridare una normale funzionalità agli organi e possibilmente garantire un risultato duraturo nel tempo.
La terapia principale del prolasso è quella chirurgica. L’indicazione a questa chirurgia viene valutata in base alla gravità della malattia (vale a dire al suo stadio) e ai disturbi che questa provoca alla paziente.
Poiché lo scopo dell’intervento è quello di migliorare la qualità della vita della donna, sarà la donna stessa dopo aver ottenuto le giuste informazioni a scegliere se sottoporsi all’intervento chirurgico.
In cosa consiste l’intervento chirurgico?
L’intervento chirurgico principale è l’asportazione dell’utero per via vaginale, associato alla correzione chirurgica dei vari segmenti prolassati (vescica o retto), utilizzando quasi sempre i tessuti anatomici presenti nella donna. L’intervento come ho detto viene effettuato per via vaginale, quindi senza tagli sulla parete addominale e senza punti visibili all’esterno.
Al giorno d’oggi non esiste un vero limite legato all’età per eseguire l’intervento chirurgico perché grazie ai progressi delle procedure peri-operatorie, alle tecniche anestesiologiche e chirurgiche stesse si possono sottoporre ad intervento anche donne molto anziane.
Il ricovero per l’intervento è in genere piuttosto breve, di 2-3 giorni, e anche la ripresa postoperatoria è piuttosto rapida. Nel giro di qualche giorno la donna sarà in grado di riprendere le sue normali attività, purché abbia l’accortezza di non effettuare sforzi importanti (come sollevare pesi) per un certo periodo.
A distanza di circa un mese verrà effettuato un controllo clinico dal chirurgo ginecologo (uroginecologo) per valutare il benessere della paziente e il risultato dell’intervento.