Risonanza Magnetica Multiparametrica della Prostata: scopri di più!
Grazie all’intervento del Prof. Damiano Caruso, specialista in Radiodiagnostica, capiamo in che cosa consiste la Risonanza Magnetica Multiparametrica della Prostata e quando viene richiesta
Che cos’è la Risonanza Magnetica Multiparametrica della Prostata?
La risonanza magnetica (RM) multiparametrica della prostata è una metodica di imaging non invasiva che consente di studiare in maniera ottimale l’anatomia della ghiandola prostatica e delle strutture anatomiche vicine.
Viene definita multiparametrica in quanto le recenti tecnologie consentono di studiare l’organo su piani multipli e di ottenere informazioni dettagliate dalle immagini, analizzando parametri che risultano alterati in numerose patologie, come la vascolarizzazione della ghiandola mediante le sequenze di perfusione e la densità cellulare attraverso le sequenze di diffusione.
A chi è rivolta?
L’esame è rivolto a pazienti con tumore della prostata, poiché consente di valutarne l’esatta estensione e localizzazione, fornendo informazioni dettagliate per una biopsia mirata.
È indicata in pazienti che presentano alterati livelli sierici di PSA e problematiche urologiche per individuare lesioni neoplastiche o benigne prima di essere sottoposti alla biopsia prostatica.
È utile anche nel follow-up dei pazienti con neoplasia prostatica per individuare eventuali recidive o progressioni della malattia.
Come si svolge questo esame?
L’esame non è invasivo né doloroso e può durare all’incirca 30 minuti.
A differenza di altre metodiche diagnostiche, la RM non sfrutta radiazioni ionizzanti, ma si basa sull’utilizzo di un campo elettromagnetico prodotto dalla macchina.
Per ottenere delle immagini di alta qualità il paziente viene posizionato sul lettino ed introdotto all’interno del campo magnetico. Le immagini diagnostiche vengono acquisite tramite il posizionamento di un ricevitore del segnale (bobina) a livello dell’addome inferiore.
L’esame prevede l’utilizzo di un mezzo di contrasto paramagnetico iniettato attraverso un accesso venoso periferico, generalmente a livello dell’avambraccio.
Come prepararsi all’esame?
Per sottoporsi all’esame è opportuno essere a digiuno da almeno 6 ore, effettuare una dieta priva di scorie nei giorni precedenti ed un clistere evacuativo per fornire una pulizia dell’ampolla rettale.
L’esame prevede l’utilizzo di un mezzo di contrasto, pertanto è indispensabile indagare la funzionalità renale attraverso i valori sierici di creatinina.
Inoltre, essendo sottoposto ad un campo elettromagnetico, il paziente deve rimuovere gli eventuali oggetti di metallo e protesi mobili.
Quali sono le controindicazioni?
L’esame è controindicato in quei pazienti che presentano dispositivi impiantati nel corpo non compatibili, come per esempio portatori di pacemaker o neurostimolatori, e/o eventuali frammenti metallici.
L’uso del mezzo di contrasto non è indicato nei pazienti con insufficienza renale, con elevati livelli di creatininemia e con storia di allergia.