Rottura del tendine d’Achille: che cosa fare?
La rottura del tendine Achilleo è una condizione in crescente aumento dato che vi è un maggior tasso di obesità, una maggior partecipazione ad attività sportive e un aumento della vita media. Approfondiamo questo argomento con il Dott. Davide Pennazzato, specialista in Ortopedia e Traumatologia
Che cos’è il tendine achilleo?
Il tendine d’Achille è composto da fibre formate dalla coalescenza del gastrocnemio e del soleo. Queste ultime si inseriscono sulla regione posteriore della tuberosità calcaneale.
La zona tra i 2 e 6 cm dall’inserzione tendinea risulta essere quella più vulnerabile alle degenerazioni e alle rotture, dato che vi è una povera vascolarizzazione di questa porzione.
Le rotture del tendine d’Achille si verificano soprattutto negli uomini con età compresa tra i 25 e 40 anni a causa di attività sportive, oppure negli uomini con età superiore ai 60 anni con infortuni legati a tendinopatie degenerative.
In che modo si diagnostica?
La diagnosi avviene mediante storia clinica ed esame obiettivo.
Generalmente, il paziente presenta un dolore e una difficoltà nella deambulazione, in seguito a uno schiocco udibile o una frustata nella regione posteriore della gamba.
I sintomi più frequenti sono:
- Deficit di forza nella flessione plantare della caviglia
- Tumefazione dei tessuti molli
- Discontinuità palpabile del tendine achilleo
- Incapacità di rimanere in punta di piedi
Inoltre, il paziente sarà positivo al test di Thompson e a quello di Matles.
Tuttavia, per confermare la diagnosi lo specialista può ricorrere all’utilizzo di esami strumentali come l’ecografia o la risonanza magnetica.
Come viene trattata la rottura del tendine d’Achille?
Ci sono due opzioni di trattamento: quello conservativo e quello chirurgico.
Nel primo caso vi è un’immobilizzazione in gesso di 6-8 settimane, in cui durante le prime 4 settimane la caviglia viene posizionata in flessione plantare e, successivamente, durante le rimanenti 2-4 settimane viene messa in posizione neutra. Tuttavia, questo trattamento presenta un alto tasso di recidiva.
Invece, la terapia chirurgica è molto più efficace e ha come obiettivo quello di restituire l’appropriata lunghezza al tendine. Esistono varie tecniche come quella a cielo aperto, mininvasiva e percutanea.
Vantaggi e rischi dell’operazione
L’intervento presenta numerosi benefici per il paziente, tra cui:
- Riduzione dei tempi dell’operazione
- Controllo della tensione e della tenuta della sutura
- Recupero post-intervento più veloce