Scoliosi idiopatica dell’adolescenza
La scoliosi è una malattia che colpisce la colonna vertebrale e che consiste in una flessione laterale della colonna, sul piano frontale, accompagnata da una rotazione dei corpi vertebrali. Per questo, talvolta viene usato anche il termine di rotoscoliosi. Approfondiamo l’argomento con il Dott. Francesco Turturro, specialista in Ortopedia Pediatrica, che in questo articolo si soffermerà sulla scoliosi idiopatica.
Quanti tipi di scoliosi esistono?
Occorre distinguere la scoliosi secondaria dalla scoliosi idiopatica. La scoliosi secondaria ha una causa nota: può essere congenita, cioè dovuta a un difetto di formazione delle vertebre durante lo sviluppo fetale, oppure può essere dovuta a malattie neurologiche o muscolari, come la distrofia muscolare o l’atrofia muscolare spinale, oppure, ancora, può far parte di quadri patologici più complessi, come la Sindrome di Rett, la Sindrome di Marfan o la Malattia di Recklinghausen.
La scoliosi idiopatica, invece?
“Idiopatico” è il termine che, in medicina, si usa per indicare malattie le cui cause sono ancora sconosciute. In base all’età di insorgenza distinguiamo:
- scoliosi infantile, fra 0 e 3 anni;
- giovanile, fra 3 e 10 anni;
- adolescenziale, dopo i 10 anni.
La scoliosi idiopatica dell’adolescenza è la forma più comune con la quale dobbiamo confrontarci.
Quali sono le caratteristiche della scoliosi idiopatica dell’adolescenza?
Insorge fra i 11 e i 16 anni, nel periodo peri-puberale, e interessa il sesso femminile con una frequenza da 5 a 8 volte maggiore rispetto al sesso maschile. La causa è finora sconosciuta, anche se si ritiene che abbiano importanza fattori genetici, come dimostrato dal fatto che spesso si ritrovano diversi casi nello stesso gruppo familiare. Interessa il 3% della popolazione.
È possibile prevenire la scoliosi?
Poiché non ne conosciamo le cause, non è possibile una prevenzione primaria, cioè quella che mira a impedire l’insorgenza della malattia. È quanto si fa, ad esempio, con le vaccinazioni.
È possibile, invece, una prevenzione secondaria, cioè quella che consente una diagnosi precoce e quindi il ricorso ai provvedimenti terapeutici necessari.
Il consiglio è quello di condurre a visita pediatrica almeno 2 volte l’anno i ragazzi nell’età fra i 10 e i 16 anni per il controllo della colonna. Sarà poi il pediatra a decidere se è necessaria una visita ortopedica.
Gli zaini scolastici molto pesanti sono dannosi?
I genitori, preoccupati, pongono spesso questa domanda. Gli zaini pesanti non hanno certo alcun ruolo nell’insorgenza della scoliosi e, inoltre, occorre considerare che il tempo effettivo di trasporto di questi zaini è molto spesso piuttosto breve. D’altro canto, bisogna considerare che la struttura fisica e lo sviluppo muscolare è diverso da soggetto a soggetto. Uno zaino molto pesante, comunque, se trasportato per un periodo prolungato, può dar luogo a fenomeni di affaticamento.
Non tutti sanno che una circolare del Ministero della Salute (n.0005922 del 30/11/2009) consiglia un peso non superiore al 15% del peso corporeo dell’alunno. In ogni caso, il buonsenso dovrebbe farla da padrone.
Gli sport che ruolo hanno? Esistono sport controindicati?
Un’attività fisica regolare è utile per lo sviluppo psicofisico dei ragazzi. Ovviamente una qualsiasi attività non ha alcun ruolo di prevenzione delle deviazioni vertebrali; anni fa ricordo di aver letto di piscine nelle quali si praticava un “nuoto preventivo”: era, con ogni evidenza, una pubblicità ingannevole. Parimenti, non esistono sport che possano provocare la scoliosi. Capita di sentire attribuire colpe in tal senso al tennis, definito sport asimmetrico. È un’accusa infondata, non suffragata da alcun dato scientifico. Possiamo dire che qualunque attività fisica può essere praticata a livello amatoriale. I carichi elevati da attività agonistica possono, a volte, risultare eccessivi nei soggetti in accrescimento, ma entriamo in un campo diverso, quello della Medicina dello Sport.
Come si fa la diagnosi di scoliosi?
La diagnosi è inizialmente clinica.
Alla visita si rilevano eventuali asimmetrie dei fianchi, del bacino e delle spalle. Facendo flettere, poi, il busto in avanti, si evidenzia la presenza di una asimmetria ai lati della colonna (il cosiddetto gibbo), dovuta alla rotazione dei corpi vertebrali.
Una radiografia della colonna sotto carico, comprendente anche bacino, in 2 proiezioni consente di confermare la diagnosi.
La curva o le curve scoliotiche si misurano in gradi Cobb e inoltre si valuta il cosiddetto test di Risser. Si tratta della ossificazione della cresta iliaca, in cui si distinguono 5 stadi da 0 a 5: lo stadio 5 corrisponde alla fine di accrescimento. Dalla combinazione fra questi 2 elementi, gradi di scoliosi e stadio del test di Risser, scaturisce l’indicazione al trattamento. Più basso è il test di Risser, maggiore il tempo residuo di crescita e maggiore il rischio di aggravamento della curva scoliotica.