Stipsi cronica, una condizione molto comune
Nei Paesi Occidentali soffre di stipsi cronica circa il 15% della popolazione adulta e oltre al 30% degli adulti sopra i 60 anni. Ciò viene confermato dall’alto tasso di vendita di farmaci lassativi. Ma che cos’è esattamente la stipsi cronica? Scopriamolo in questo breve articolo con la Dott.ssa Fascì Spurio specialista in Gastroenterologia a Monselice e Venezia
Cosa si intende per stipsi?
Con il termine stipsi ci si riferisce a diverse situazioni, attribuibili ad alterazioni di:
- frequenza delle evacuazioni;
- caratteristiche delle evacuazioni;
- consistenza delle feci.
Riguardo alla frequenza delle evacuazioni, in genere si parla di stipsi quando si va di corpo meno di tre volte in una settimana.
Riguardo alle caratteristiche delle evacuazioni, in genere si parla di stipsi quando le evacuazioni sono difficoltose, per esempio se richiedono sforzo o uso di manovre facilitanti, anche se con feci morbide. Altre alterazioni delle caratteristiche delle evacuazioni includono la sensazione di evacuazione incompleta e la sensazione di ostruzione o blocco anale.
Riguardo alla consistenza delle feci, in genere si parla di stipsi se le feci sono dure/secche o caprine.
Si dovrebbe fare diagnosi di stipsi cronica quando nella vita di tutti i giorni di una persona sono presenti almeno due su tre di queste alterazioni.
Per fare degli esempi pratici: una persona che evacua feci dure e secche che richiedono sforzo evacuativo si considererà stitica anche se va di corpo quattro o cinque volte a settimana o addirittura tutti i giorni, così come si considererà stitica una persona che va di corpo una volta ogni tre giorni, e che percepisce una sensazione di ostruzione anale pur avendo feci morbide.
Stipsi cronica: forme secondarie o forme funzionali
In alcuni casi la stipsi cronica può essere una manifestazione di una patologia organica vera e propria (per esempio di tipo ormonale, neurologico, tumorale, etc) oppure può essere secondaria ad utilizzo di farmaci (per esempio anti-dolorifici oppiacei, anti-ipertensivi calcioantagonisti, etc), ma più spesso invece la stipsi cronica è di tipo “funzionale” cioè non è sostenuta da patologie o farmaci di alcun tipo.
Diagnosi di stipsi cronica
Diagnosi di stipsi cronica: durante la visita di un paziente con stipsi cronica, il medico deve indagare sulla presenza di situazioni che possono alimentare il disturbo e sulla presenza di eventuali segni e/o sintomi d’allarme per patologia organica. Questo si fa attraverso il colloquio con il paziente e la raccolta dell’anamnesi, attraverso l’esame obiettivo generale e addominale ed attraverso esami di laboratorio. Qualora durante la visita emergessero campanelli d’allarme, si procede ovviamente con esami per escludere la presenza di patologie organiche in atto, tenendo presente anche il fato che studiare il colon di una persona, specialmente se di età maggiore di 50 anni, ha anche valore di prevenzione oncologica.
Le prime norme terapeutiche per la stipsi cronica, come alcune norme igienico-dietetiche e lassativi osmotici delicati, possono/devono essere introdotte quando si è ancora in fase diagnostica, in quanto la risposta al loro impiego sarà un elemento utile per definire il successivo iter.
Stipsi cronica funzionale: cause e varianti fisiopatologiche
L’eziologia della stipsi cronica funzionale è multifattoriale ed include una dieta povera in fibre, (con le conseguenti alterazioni del microbiota intestinale), scarso apporto quotidiano di acqua, sedentarietà, abitudine ad ignorare o reprimere lo stimolo ad evacuare, etc.
Sostanzialmente esistono tre forme fisiopatologiche di stipsi cronica funzionale:
- forma con transito intestinale normale
- forma con rallentato transito intestinale
- forma con alterazioni della fase espulsiva (da dissinergia addomino-pelvica o da alterazioni anatomiche come rettocele, intussuscezione intra-anale della mucosa rettale, etc)
La forma con transito intestinale normale spesso è aggravata da gonfiore e dolore addominale ed infatti si interseca con la sindrome dell’intestino irritabile con stipsi prevalente, dove però il sintomo cardine è il dolore addominale.
Le forme con rallentato transito e con alterazioni della fase espulsiva riguardano una minoranza di pazienti. Queste forme sono piuttosto difficili da diagnosticare, in quanto necessitano valutazioni funzionali con esami di secondo livello, fatti in centri specialistici di riferimento. Gli esami in questione includono: lo studio radiologico dei tempi di transito, la manometria ano-rettale, la defecografia o defeco-risonanza magnetica e altri ancora. In genere sono indicati quando vi è una mancata risposta alle terapie di primo impiego.
Quali sono le terapie consigliate?
Solitamente le terapie di primo impiego (in primis i lassativi osmotici a base di macrogol) funzionano nella grande maggioranza dei casi di stipsi cronica funzionale (circa nell’80% dei casi), ma certamente esistono forme di difficile gestione che necessitano di terapie specifiche. I casi più ostinati possono beneficiare di terapie farmacologiche di secondo livello, come la prucalopride e la linaclotide, nelle forme da dissinergia addomino-pelvica risultano utili terapie di rieducazione del pavimento pelvico, come il biofeedback, mentre le forme ostruttive in alcuni casi possono necessitare anche di chirurgia.
In conclusione, ogni caso di stipsi cronica merita una valutazione approfondita e personalizzata, perché questo disturbo può essere causato da situazioni diverse, che necessitano di un iter specifico.