Tumori delle ghiandole salivari: informazioni essenziali per i pazienti
Sebbene costituiscano solo una piccola percentuale dei tumori del distretto testa-collo, i tumori delle ghiandole salivari sono una forma di neoplasia che richiede una conoscenza specifica e approfondita. Questo articolo fornisce una panoramica completa sui tumori delle ghiandole salivari, rispondendo a domande chiave su cosa sono, i fattori di rischio, la diagnosi, i trattamenti disponibili e l'importanza del follow-up
Cosa sono i tumori delle ghiandole salivari?
Le ghiandole salivari sono organi responsabili della produzione di saliva e si dividono in maggiori e minori. Le ghiandole maggiori, presenti in coppia, comprendono la parotide, la ghiandola sottomandibolare e la ghiandola sottolinguale. Le ghiandole minori, invece, sono numerose e sparse nella mucosa delle vie aeree e digestive superiori.
I tumori delle ghiandole salivari sono rari, rappresentando solo il 2-3% di tutti i tumori del distretto testa-collo. In Italia, l’incidenza stimata è di 1 su 100.000 abitanti di sesso maschile e 0,7 su 100.000 abitanti di sesso femminile. Questi tumori possono comparire a qualunque età, ma sono più frequenti nei soggetti con più di 60 anni.
Quali sono le tipologie di tumori delle ghiandole salivari?
I tumori delle ghiandole salivari possono essere benigni o maligni. Tra i tumori benigni, il tipo più comune è l’adenoma pleomorfo, che rappresenta l’80% dei casi dei tumori della parotide. Altri tumori benigni includono il tumore di Warthin, l’oncocitoma e l’adenoma monomorfo. Questi tumori recidivano raramente e difficilmente diventano maligni. Tuttavia, l’adenoma pleomorfo può trasformarsi in carcinoma, solitamente dopo molti anni.
Tra i tumori maligni, il carcinoma mucoepidermoide è il più comune, solitamente localizzato nella parotide, ma può manifestarsi anche nella ghiandola sottomandibolare o in una ghiandola salivare minore del palato. Il carcinoma adenoidocistico è un altro tipo di tumore maligno frequente, soprattutto nelle ghiandole salivari minori, e si caratterizza per la tendenza a invadere i nervi. Esistono anche diversi tipi di adenocarcinomi, carcinomi a cellule squamose, carcinomi indifferenziati, carcinoma anaplastico a piccole cellule, sarcomi e linfomi.
Quali sono i fattori di rischio?
I fattori di rischio per i tumori delle ghiandole salivari includono l’esposizione a radiazioni del distretto testa-collo, soprattutto in giovane età, un pregresso tumore benigno nella stessa regione, l’esposizione professionale a polveri di metalli (come le leghe di nichel) o di minerali (silicio) e la carenza di vitamine A e C.
Quali sono i sintomi?
I tumori benigni delle ghiandole salivari si presentano solitamente come noduli indolenti, a lento accrescimento, rivestiti da cute integra e con margini regolari. I tumori maligni, invece, si manifestano come masse a rapido accrescimento, di consistenza dura e con margini irregolari. La cute sovrastante può essere eritematosa (arrossata) o ulcerata. Spesso si associano dolore, difficoltà a deglutire, senso di intorpidimento, formicolii, bruciore al volto e/o perdita della funzionalità motoria, specialmente in caso di coinvolgimento del nervo faciale, che innerva la muscolatura mimica del volto.
Come si realizza la diagnosi?
La diagnosi dei tumori delle ghiandole salivari si basa innanzitutto su una raccolta anamnestica dettagliata e un esame obiettivo del distretto testa-collo mediante una visita specialistica otorinolaringoiatrica. L’ecografia è l’esame di prima scelta per confermare il sospetto diagnostico, permettendo di delineare la localizzazione, la vascolarizzazione e i margini del tumore. Inoltre, può guidare la biopsia con ago sottile (FNAB). Le indagini strumentali come la TC e la risonanza magnetica nucleare (RMN) con e senza mezzo di contrasto sono metodiche di secondo livello utili per valutare i margini, l’eventuale estensione extraghiandolare e il coinvolgimento dei linfonodi del collo.
Quali sono i trattamenti disponibili?
Il trattamento di scelta per i tumori delle ghiandole salivari è la chirurgia. La radioterapia post-operatoria è indicata nei casi di neoplasie maligne non completamente resecate, nei tumori di grandi dimensioni o di grado avanzato. La chemioterapia ha un ruolo secondario nel trattamento di queste neoplasie, essendo generalmente indicata nei tumori ad alto grado di malignità plurirecidivati e nei casi metastatici.
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Cosa prevede il follow up?
La frequenza e il tipo di indagini da eseguire durante il follow-up dipendono dal rischio di recidiva, calcolato per ogni paziente sulla base dello stadio iniziale di malattia, dei fattori di rischio individuali e del tipo di trattamento effettuato. La visita clinica di follow-up si basa su un esame obiettivo completo del distretto testa-collo. A integrazione della visita otorinolaringoiatrica, può essere utile ricorrere a metodiche strumentali come l’ecografia per la valutazione delle stazioni linfonodali del collo e la TC o la risonanza magnetica con mezzo di contrasto per valutare eventuali recidive locali di malattia.