Una panoramica della Psicoterapia analitica
Il Prof. Roberto Pani, specialista in Psicologia Clinica e Psicoanalista, in questo articolo ci propone una panoramica della psicoterapia analitica, spiegandoci in cosa consiste la terapia, a chi è rivolta e quanto può durare il percorso
Che cos’è la psicoanalisi?
Si tratta di una cura che mira risolvere disturbi strutturali della personalità e del carattere, rafforzando il proprio senso d’identità e di autonomia. All’interno del setting analitico come in un piccolo teatro il paziente e lo psicoanalista interagiscono non soltanto a livello interpersonale, ma in particolare a livello intrapsichico. Significa cioè che il vissuto del paziente che ha origine nel mondo interiore profondo e che è costituito dagli antichi e recenti affetti, si traduce in voci e istanze inconsce che entrano in gioco tra loro e anche in conflitto.
Il funzionamento mentale dell’adulto dipende dai livelli di coscienza delle psicodinamiche del passato. Il lavoro analitico dovrebbe il più possibile favorire l’armonia di queste istanze psichiche: tali istanze infatti entrano nelle reti neurali in specifiche aree del cervello che si esprimono tramite i neurormoni del sistema endocrino che agiscono sul buono e cattivo umore e altro… Le istanze psichiche ed emotive sono paragonabili a interlocutori affettivi antichi e naturalmente inconsci che derivano appunto dalle esperienze per lo più primarie dell’Ego. Tali istanze influenzano l’asse corpo-cervello-mente dell’individuo. Nel loro confliggere stimolano il Sistema Nervoso Centrale e Neuro-endocrino attraverso neurormoni (serotonina e le catecolamine) generando instabilità, fragilità e cattivo umore.
In che cosa si differenzia dalla psicoterapia?
La psicoanalisi è per eccellenza una psicoterapia che al di là di ogni suggestione si propone un miglioramento definitivo e strutturale della personalità verso un funzionamento più stabile, sicuro e autonomo.
In che cosa consiste questa terapia?
Il setting psicoanalitico è uno spazio-cornice che funziona come una situazione fisica e psichica e che si identifica con lo studio personale dello psicoanalista che tende a rimanere sempre lo stesso nel tempo. Ciò che avviene all’interno di tale spazio fisico, ma sopra tutto psichico con il pensiero le libere associazioni, il racconto dei sogni ricordati è in continuo movimento.
Ogni atto verbale, ogni sogno, ogni narrazione, ogni silenzio possono avere un senso utile nel percorso di cura.
Per chi è pensata la psicoanalisi?
Il padre della psicoanalisi aveva considerato che il suo metodo dovesse essere applicato ai pazienti per lievi disturbi così detti nevrotici.
L’evoluzione della scienza psicoanalitica dall’800 raggiunta grazie al contributo internazionale di tanti scienziati permette anche ai pazienti così detti psichiatrici un certo successo anche se non sempre una completa guarigione clinica.
Per certi pazienti con disturbi severi l’uso degli psicofarmaci è di solito prescritto per il periodo durante il quale i soggetti si sottopongono all’inizio di un trattamento psicoanalitico per permettere che angosce acute ostacolino il procedere della cura. Chi si trova in uno stato di sofferenza non è in grado di pensare a sè stesso in termini di progettualità, la propria mente è congelata e così il pensiero non produce associazioni per favorire le connessioni con il proprio mondo interiore e metabolizzare le esperienze verso livelli di coscienza interiorizzata superiori.
Quante sedute sono necessarie per una terapia soddisfacente?
Consideriamo che Freud lavorava tutti giorni per sei sedute settimanali poiché pensava che l’intensità del processo di cura fosse come un fiume in piena e che dovesse essere contenuto da sponde alte e sicure. Oggi naturalmente, sia per questioni economiche, sia per motivi temporali non è più possibile una tale frequenza per cui si può considerare che due sedute settimanali siano sufficienti per un buon procedere.
L’uso del sofà è consigliato per non trovarsi sempre davanti il viso dello psicoanalista, perché l’essere osservati continuamente può creare certe inibizioni allo scorrere del pensiero.
Anche una sola seduta mono-settimanale è accettata oramai anche se richiede un’ottima disponibilità al lavoro e un’intelligenza emotiva introspettiva che permette la connessione rapida tra le situazioni attuali con quelle passate, spesso comunicata con metafore e allegorie. Grazie agli studi delle neuroscienze è emerso che questo tipo di sensibilità introspettiva deriva in particolare all’emisfero destro del nostro cervello, che possiede creatività e immaginazione.
Sappiamo invece che l’attività dell’emisfero sinistro è deputata alle operazioni matematiche, cognitive e di tipo ingegneristico.
Quando la terapia di psicoanalisi può considerarsi conclusa?
Dopo un lavoro di circa un anno si può vedere a che punto è giunta la autentica maturazione veramente metabolizzata nella persona. Si può pensare a un termine di cura se entrambi i protagonisti sono d’accordo su tale termine che di solito si prospetta alla prima vacanza che è già in vista. Tuttavia non è raro che le stesse persone in analisi si accorgano che la cura, pur avendo guarito certi sintomi, stia offrendo un ulteriore beneficio inaspettato e che il desiderio di continuare sia prevalente. In tal caso si continua in vista di obiettivi più ambiziosi e in fondo desiderati, ma non considerati a causa della sofferenza precedente che ne impediva la visione.