Vita in famiglia: come rispondere alle domande scomode del bambini?
I bambini vivono in un mondo pieno di colori e spensieratezza, ma quando crescono iniziano a confrontarsi con la realtà. Cosa possono fare i genitori quando la magia comincia a svanire e iniziano le domande “scomode”? Risponde la nostra esperta in Psicologia a Firenze, la Dott.ssa Beatrice Lazzeri
Quali sono le domande che più spaventano i genitori?
- “Come nascono i bambini?”
Tutti i bambini prima o poi si chiederanno come vengono al mondo. Alcuni proveranno questa curiosità prima di altri, magari a causa dell’arrivo di una sorellina o di un fratellino. È importante in questi casi dare risposte adeguate ed istruttive in base all’età del piccolo, attenendosi a ciò che è stato domandato;
- “Babbo Natale esiste davvero?”
Crescendo i bambini iniziano a dubitare dell’esistenza di quest’uomo vestito di rosso che porta regali a chi è stato buono. Se vuole ancora crederci, si può scegliere di assecondare il piccolo, evitando però di alimentare questa fantasia. Non mentire al bambino è fondamentale: se è chiaro che non crede più in Babbo Natale, nonostante la tenera età, è giusto dirgli la verità, altrimenti si potrebbe minare il rapporto di fiducia;
- “Perché papà non vive più con noi?”
È complicato spiegare a un bambino la rottura di un rapporto con le giuste parole. In questi casi, la risposta del genitore varia a seconda dell’età del figlio. Fino ai 3/4 anni non è necessario formalizzare la situazione: i bambini non possiedono ancora gli strumenti per comprenderla pienamente e, in genere, si adattano facilmente. Se il bambino è più grande, invece, sarà necessario spiegare in maniera semplice che mamma e papà, seppur si vogliano bene ed amino i propri figli, non vogliono più vivere nella stessa casa; - “Il cane si trova ancora dal veterinario?”
Il primo contatto che i bambini hanno con la morte avviene spesso a causa della scomparsa di un animale domestico. Questo evento, che provoca smarrimento e dolore nei più piccoli, non può essere negato dai genitori. Essere onesti permetterà al bambino di “concretizzare” il concetto astratto della morte, di esprimere i suoi sentimenti e metabolizzare la nuova realtà. Inoltre, condividere la tristezza con lui lo aiuterà a non sentirsi solo e a trasformare l’addio in un ricordo; - “Perché sono diverso?”
Questa è una domanda molto comune nelle famiglie adottive, soprattutto se i genitori decidono di non spiegare fin da subito la situazione al bambino per paura di creare instabilità e distacco. In realtà, è consigliato trattare questo argomento quanto prima, in maniera tale da creare una relazione di rispetto, fiducia e amore ed evitare un trauma successivo. È fondamentale spiegare al bambino che non è stato abbandonato, ma che l’adozione è stata la scelta migliore per il suo bene e il suo futuro. A seconda della situazione, inoltre, si può scegliere se raccontare alcuni dettagli del passato per aiutarlo a colmare i vuoti temporali.
Dott.ssa Lazzeri, quali consigli può dare ai genitori?
Da professionista, ritengo che sia giusto parlare e comunicare sempre con i figli in maniera adeguata alla loro età. In caso di temi particolarmente “scomodi”, sarà spesso necessario affrontare ripetutamente questi argomenti durante le varie tappe evolutive del bambino, di modo da arricchire la spiegazione con dettagli e informazioni. In molti casi, saranno i bambini stessi a esporre nuovi dubbi che sorgeranno durante la crescita. È fondamentale trasmettergli la sensazione che di quelle paure, dubbi, o tematiche, se ne può parlarle in totale tranquillità (in questo modo si eviterà che nascano tabù e si rafforzerà il rapporto di fiducia tra genitori e figli). Se il tema in questione è particolarmente “spinoso” e può arrecare una sofferenza, bisogna comunque cercare di affrontarlo e dimostrare al bambino che, sia lui che i genitori, sono in grado di gestirlo e affrontare questa sofferenza.