Trapianto di midollo
Che cos’è il trapianto di midollo osseo?
Il trapianto di midollo osseo è una procedura terapeutica che prevede di rimpiazzare il midollo osseo di un soggetto malato con uno sano, con il fine di debellare alcuni tipi di malattie sanguigne.
Il trapianto prevede l’iniezione di cellule staminali ematopoietiche sane che possano poi riprodursi correttamente in piastrine, globuli rossi e globuli bianchi.
Si tratta di un intervento dall’esecuzione complessa, che presenta inoltre diversi rischi; è necessario che il paziente sia in buona salute (nonostante la sua malattia) e che tutte le altre terapie non siano attuabili.
Il midollo sano può provenire dal corpo dello stesso malato; qualora non fosse possibile, si potrà prelevarlo da un donatore compatibile con il malato, preferibilmente un familiare stretto (un fratello o genitore). È inoltre possibile che si tratti di qualcuno di esterno, se iscritto al registro dei donatori e se il suo midollo è parzialmente compatibile con quello del ricevente.
Perché si esegue?
Il trapianto di midollo osseo si rende necessario per trattare patologie del midollo osseo che impediscono al sangue di riprodursi in modo sano.
Di seguito, le malattie più tipiche per le quali viene effettuato:
- Leucemia
- Patologie genetiche delle cellule sanguigne (es. talassemia)
- Linfoma non-Hodgkin
- Anemia aplastica
In cosa consiste?
Vi sono due tipi di trapianto di midollo osseo:
- Autologo: in questo caso, il midollo trapiantato è quello dello stesso paziente. Si tratta del metodo preferibile in caso di presenza di un cancro (unicamente se questo è già in fase di remissione) che richiede un trattamento intensivo di chemioterapia. Prima di quest’ultima, il midollo viene estratto e sottoposto a chemioterapia e radioterapia ad alte dosi per distruggere le cellule tumorali. Una volta ripulito da queste ultime, il midollo viene iniettato nuovamente nel paziente; le cellule staminali al suo interno si riproducono correttamente dopo circa due settimane. I rischi di rigetto sono bassi poiché il midollo proviene dallo stesso paziente; inoltre, i tempi d’attesa sono molto brevi;
- Allogenico: il midollo osseo proviene da un donatore totalmente o parzialmente compatibile. Il metodo di estrazione del midollo è lo stesso del trapianto autologo: il donatore è sottoposto ad anestesia e il midollo viene prelevato dalle ossa del bacino. I tempi di attesa possono essere anche molto lunghi, se il paziente non ha familiari stretti compatibili e se è iscritto alla lista d’attesa per il trapianto da un donatore esterno. Inoltre, i rischi di rigetto sono necessariamente più alti. Dopo il trapianto, è necessario indebolire il sistema immunitario del paziente con farmaci immunosoppressori per scongiurare il rischio di rigetto.
I rischi maggiori legati all’intervento sono:
- Infezioni (in particolare quelle ai polmoni, al fegato e agli altri organi interni);
- Rigetto (o malattia da trapianto): il sistema immunitario aggredisce il midollo osseo trapiantato. Nei casi di malattia da trapianto grave, questa si può trattare solamente con una cura a base di farmaci.
Recupero postintervento
Dopo l’intervento, il paziente resterà in ospedale per circa un mese. Inoltre, dovrà essere tenuto lontano da agenti patogeni, poiché il rischio di infezione può durare fino a due anni dopo l’operazione.
È possibile sapere se le cellule impiantate si stanno riproducendo in modo sano dopo poco più di tre mesi dall’intervento. Se il trapianto ha successo, l’effetto sulla qualità della vita del ricevente sarà estremamente benefico; sarà però necessario tenere sotto controllo il possibile sviluppo di patologie endocrine (per esempio, problemi alla tiroide).
Trattamenti alternativi
Nel caso di pazienti affetti da talassemia, un tipo di trattamento alternativo al trapianto di midollo è la terapia genica. Quest’ultima consiste nell’iniettare nelle stesse cellule staminali del paziente un vettore del gruppo dei lenivirus, contenente le informazioni geniche che permetteranno una sintesi corretta dei geni della beta globulina.
Per i malati che necessitano di trapianto di midollo e per gli altri pazienti il cui timo non funziona correttamente, a oggi si sta sperimentando la terapia rigenerativa. Questa consiste nella coltivazione di cellule in vitro, con l’obiettivo di creare interi organi trapiantabili. Si tratta di un campo ancora sperimentale, e finora solo in un centro medico dell’Università di Edimburgo le cellule create in vitro hanno contribuito a sviluppare un timo funzionante una volta iniettate nell’organismo.